Kimi Karki è un nome che nell'underground del doom europeo, si è riuscito a ritagliare una certa notorietà e una buona dose di rispetto e venerazione da parte di una ristretta legione di fans. E' il nome del fondatore dei Reverend Bizarre, un act seminale di doom infernale e chilometrico che da poco ha deciso di "cessare il fuoco". Ma è anche il musicista che ha deciso di dar vita a due altri importanti progetti: Lord Vicar, altra band di doom metal scandinavo, leggermente più accessibile rispetto al Reverendo, e Orne, questo con coordinate del tutto diverse: parliamo infatti di un rock progressivo di matrice seventies.

Altri due progetti, con cui Karki ha saputo affermarsi, in particolare con i Lord Vicar, la band che per caratteristiche sembra essere la degna prosecuzione dei Reverend Bizarre. Doom abrasivo e dal minutaggio corposo, ritmi avvincenti infarciti da un po' di stoner qua e la e testi anch'essi imparentati con il Reverendo: si spazia dall'antichità, alla storia, alla religione, all'occulto. Un mix in pieno stile doom.

L'avventura con i Lord Vicar era iniziata nel 2008, con la pubblicazione del primo disco, quel "Fear no pain" accolto con parere favorevole sia dalla critica che dai fans. A distanza di tre anni, (ottobre 2011), Karki ha sfornato il secondo album in studio, "Signs of Osiris". Inevitabile fare il paragone con il lavoro precedente, che a conti fatti risulta superiore (e non di poco) a questo SOO. Gli stilemi sono gli stessi del passato, con la sei corde di Karki a fare da regina e la voce di Chritus (ex Count Raven e Saint Vitus), a tessere l'oscura tele risucchiante di questi quattro svedesi.

Chi si aspettava un lavoro orientato su tonalità orientaleggianti (come il titolo suggerirebbe), rimarrà deluso. Il platter in questione è un cd di doom metal classico, a metà tra i Candlemass degli esordi, il grezzume di alcune band stoner e la magica influenza del Reverendo. Una commistione potente quanto poco originale: proprio in ciò sta il vero punto debole dell'album. Se infatti in "Fear no pain" questa non originalità coincideva con una qualità dei pezzi abbastanza elevata, questo "Signs of Osiris" si limita a riciclare i riff del suo predecessore, assemblando in un nuovo lavoro quello che già era stato fatto. Non a caso song come "The answer" e "Child witness" hanno poco da dire, fossilizzate su di un riffing poco incisivo. Altro punto negativo del cd è la voce di Christian "Chritus" Lindersson, meno ispirato del solito e fin troppo monocorde. Per fortuna, gli ultimi due pezzi del disco sono di tutt'altro spessore rispetto alla qualità generale di ciò che li precede: "Endless november" si segnala per un arpeggio malinconico, su cui viene costruita una song struggente, una folk ballad atipica e interessante, mentre la conclusiva "Sign of Osiris risen" è la classica suite di chiusura di Karki: cambi di atmosfera, rallentamenti, mazzate metalliche, tutto quello che ci si aspetta da una band come i Lord Vicar.

Nel complesso un lavoro sufficiente, ma rispetto a "Fear no pain" siamo un passo indietro.

1. "Sign Of Osiris Slain" (6:28)
2. "The Answer" (4:15)
3. "Child Witness" (9:22)
4. "Between The Blue Temple And The North Tower" (9:31)
5. "Sinking City" (6:40)
6. "Endless November" (7:06)
7. "Sign Of Osiris Risen" (14:56)

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