Arrivo finalmente a confrontarmi con Loretta Lynn, e non è mai semplice parlare di artisti come lei senza cadere nel banale, senza fare dell’inutile nozionismo. Per fortuna, è lei stessa a venire in mio aiuto, facendomi risparmiare un bel po’ di inutili giri di parole: chiunque non abbia già avuto il piacere di conoscerla, non deve far altro che ascoltare questo, e saprà già tutto (o quasi) quello che c’è da sapere su di lei: chi è, da dove viene, quali possono essere le sue idee e la sua visione; Il tutto concentrato in una delle canzoni più iconiche, più belle, più sincere e toccanti del suo genere. Carattere forte, schiettezza, una certa ruvidità campagnola che non è mai andata via, impedendole di diventare un personaggio glamour, anche se non credo che le sia mai interessato.
Loretta Lynn potrebbe sembrare (e in parte è) un personaggio un po’ all’antica; i suoi pittoreschi outfits, tragicamente fuori moda, con cui tutt’oggi si presenta in scena sono lì a dimostrarlo, ma, per come la vedo io, mi sembra anche una donna intelligente, indipendente, dotata di buon senso e anche di una certa “autorevolezza”. Quello che voglio dire è che siamo abituati a vedere popstar, rockstar, superstar e gente simile pontificare su temi politici e di attualità, dall’altro delle loro torri dorate; Loretta è una dei pochissimi a poterlo fare con cognizione di causa, per le sue origini e per la sua storia personale, se non altro.
Comunque, oggi Loretta ha 84 anni, e questo è il suo ultimo album, uscito a marzo di quest’anno. Incredibile come la sua voce suoni così limpida ed espressiva, ed è incredibile anche come questo album suoni pulito, semplice, e assolutamente fuori dal tempo. “Full Circle” mette insieme alcune sue vecchie canzoni miste ad interpretazioni di grandi classici; tutto così old-style, così perfetto. L’esempio più fulgido è secondo me “Secret Love”, cavallo di battaglia di Doris Day: ascoltando l’originale oggi, nel 2016 ormai quasi 2017, è veramente difficile (anche per me, pensate un po’) stabilire una connessione emotiva, ma la versione di Loretta cambia completamente la prospettiva: Loretta se ne impadronisce, la fa vibrare, con la sua voce e il giusto arrangiamento “Secret Love” ringiovanisce, rinasce a nuova vita, diventando una gemma di rara bellezza.
Ma non è l’unico esempio, questa figlia degli Appalachi è anche un’autrice che sa decisamente il fatto suo, capace di scrivere dei classici come “Whispering Sea” e “Fist City”, due canzoni assai diverse tra loro, ma entrambi brevi, immediate, perfetti esempi di un country classico, popolare e soprattutto genuino. E canzoni così Loretta te le snocciola una dietro l’altra, senza mai abbassare il livello, senza mai “concedersi” a qualche sopravvalutata modernità che non le appartiene; una ballad struggente come “Always On My Mind”, il bluegrass (con una radice british-folk perfettamente percepibile) di “Black Jack David”, lo spiritual di “Water Into Wine”, “In The Pines”, appartenente all’antico e ricchissimo filone delle ballate tradizionali appalachiane .
In ogni caso sono sempre melodie intramontabili interpretate con sublime classe. E qui ritorniamo ancora al discorso dell’autorevolezza: Loretta Lynn ha quel tipo di autorevolezza che ispira rispetto, che ispira ammirazione e, se si riesce a capirla ed entrare nel suo mondo senza preconcetti, non si può che amarla. Penso proprio che mi piacerebbe trascorrere un pomeriggio con Loretta Lynn, nella sua tenuta nelle campagne del Kentucky, in compagnia di una torta di mele e di qualsiasi cosa si usi sorseggiare dalle sue parti conversando tra gentiluomini. Avrei tante curiosità, tante domande, magari le chiederei perfino un autografo. Comunque, un cinque è il minimo che possa dare, all’album alla carriera.
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