La storia sui Lostprophets ormai la sappiamo: tutti li criticano di essere dei poser, dei tamarri, un gruppo capace solo di seguire le mode del momento. Da un certo punto di vista è vero, sembra che attraverso i loro dischi i 'profeti' abbiano voluto narrare l'epoca musicale in cui vivevano.
Sono passati per l'epoca del metal (il disco d'esordio), dell'emocore ("Start Something"), dell'emo pop ("Liberation Transmission"), del indie-alternative ("The Betrayed").

Ma qui arriviamo alla fatidica domanda: visto che ora, nel 2012, il genere più in voga è la dubstep, non è che i Lostprophets si siano dati anch'essi a questo inutile genere musicale? La risposta per fortuna è negativa, a tutto c'è un limite. E non solo, con questo "Weapons" i Lostprophets sembra che abbiano finamente deciso qual è il loro genere: parliamo infatti di rock, ma di quello che vede ritornelli epici e cori da stadio.

L'opening track (nonchè primo singolo) "Bring 'em Down" d'altronde è una chiara dichiarazione di intenti: riff appiccicoso di chitarra, drumming martellante, ritornello immediato. E se i toni non cambiano con la superlativa "We Bring an Arsenal" (miglior canzone del disco e una delle migliori in assoluto dei gallesi...e futuro inno dei gunners?) e "A Song for Where I'm From", con "Jesus Walks" e "Another Shot" arrivano delle mezze sorprese, visto che le influenze pop del gruppo si fanno finalmente sentire.
Nulla di cui meravigliarsi, i 'prophets hanno sempre detto di essere grandi fan della musica pop, tant'è che anche il loro nome deriva da un monicker dei Duran Duran.

Continuano le sorprese con "Better Off Dead", altro pezzo fenomenale che sembra provenire da "Hybrid Theory" dei Linkin Park, solo senza la violenza di Chester Bennington ma con la 'sboronaggine' di Ian Watkins, e la conclusiva "Can't Get Enough", decisamente dark e forse più in 'tinta' con il precedente disco "The Betrayed". Rimangono da citare "Somedays", prevedibile ballad in crescendo (buon pezzo, comunque), "A Little Reminder That I'll Never Forget", classica canzone 'alla Lostprophets' e "Heart on Loan", a dire la verità l'unica traccia che non mi convince del disco.

Anzi, a dirla tutta manca da citare la title-track, che si può trovare sotto forma di hidden track dopo "Can't Get Enough". Ebbene signori e signore, "Weapon" non ha assolutamente nulla in comune con l'album che vi ho descritto, sembra tratta dalle session di "The Fake Sound of Progress", con il cantato urlato di Ian Watkins e una sezione ritmica violentissima. Cosa vuol dire tutto ciò? Semplice: ormai i Lostprophets hanno scelto la strada delle charts, e fin qui nulla da obbiettare specie se scrivono canzoni come "We Bring an Arsenal", ma la scelta di intitolare il disco con il titolo di una b-side vuol dire che il combo gallese rimane fedele alle sue origini, pur essendo consapevole che per un motivo o per l'altro non potrà riproporre di nuovo su disco certe sonorità.

Ok, quelli che hanno adorato "The Fake Sound of Progress" si lamenteranno, ma io sinceramente preferisco un gruppo che sappia fare scelte coraggiose e che non si tira mai indietro davanti a nessuno. Questo è lo spirito di "Weapons", e quindi 'If you bring a gun, we bring an arsenal'!

VOTO: 8 (su 10)

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