"Weapons" è il quinto disco dei Lostprophets, e se il cammino intrapreso deve essere questo, i ragazzi gallesi, semi-sconosciuti in Italia ma ormai uno dei punti cardine dell'alternative rock d'oltremanica, dovrebbero iniziare a pensare seriamente al proprio futuro. Con ciò non voglio da subito stroncare questo nuovo lavoro, ma il giochetto antipatico di fare uscire un paio di tracce incoraggianti, tra cui l'ottima "Better Off Dead" prima dell'uscita del disco con la speranza che fungano da specchietto per le allodole è vecchio forse anche più di loro." Weapons " è un disco divertente, suonato bene, spensierato, ma a lunghi tratti vuoto, anche per questo alla portata di tutti.
Cosi dopo la traccia d'apertura, il secondo singolo "Bring'em Down" e il coretto da stadio della buona "We Bring An Arsenal", ecco che i nostri iniziano pian piano a rientrare nelle atmosfere un pò scontate e blande del pop/rock sfoderato in un disco come "Liberation Transmission". Tracce come "Another Shot" e "Jesus Walks" sono dei pezzi gradevoli, ma sanno di usato, di riciclato senza offrire qualcosa di davvero convincente oltre che un ritornello orecchiabile da mainstream.
La ricerca appunto della melodia 'facile' è la chiave di questo disco, che a differenza del precedente "The Betrayed", più equilibrato tra pezzi soft e più graffianti, non offre delle alternative che possano bilanciare il lavoro, o meglio le offrono ma sono da cercare 'in fondo', cercherò di spiegarmi meglio durante la recensione.
Il mio 'track by track' potrebbe persino risultare troppo punitivo, ma è giusto essere obiettivi, ed è cosi che tracce come "A Song From Where I'm From" e "A Little Reminder That I'll Never Forget", oltre a qualche spunto interessante del vocalist Ian Watkins e i suoi coretti ruffiani, offrono poco altro.
Ritmo piatto e a tratti un pò soporifero, una linea costante che viene interrotta dalla già citata "Better Off Dead", un misto tra hip hop e rock che in un ascolto totale dell'album è letteralmente un pesce fuor d'acqua. Per come è suonato e come è cantato, credo che sia stato scritto e registrato in un contesto e in un tempo differente rispetto a gran parte degli altri pezzi, le chitarre sono più propositive, ed uno dei pochi pezzi in cui il basso è 'suonato' e non funge solo da blando accompagnamento, probabilmente tra i brani più convincenti del disco.
Dopo questa parentesi, tutto ciò che di scontato la band potesse creare, riparte senza tregua, e quindi tracce come "Heart On Loan" e "Somedays" con tanto di intro acustica, sanno di fresco tanto quanto i colori della copertina.
Nel finale una sorpresa: per la versione classica del disco (e si, esiste anche una Deluxe...) la chiusura spetta alla buona "Can't Get Enough", che può essere tradotto come "non è abbastanza" !? (quasi un messaggio) che dopo 8 minuti di silenzio apre alla ghost-track "Weapon" in versione demo. Il presente è il pezzo più 'hard' dell'intero disco e venne proposto live a partire dal 2007 allo stadio di Wembley. La motivazione per cui una canzone che da il nome al disco venga nascosta, in questo caso non può che essere una, cioè che il pezzo in questione, essendo decisamente più rock e aggressivo rispetto al disco, sia stato per questo 'occultato', per la serie 'chi vuole se lo va a cercare', una sorta di occhiolino ai nostalgici, una scelta sbagliata che la dice lunga circa le strategie di mercato della band.
Per chiudere, una parentesi sulle tracce presenti nella versione Deluxe che quantomeno offrono qualcosa di diverso, tra la buona velocità di "Save Yourself" e "The Dead", un'altra demo scritta qualche anno addietro e il ritmo di "If You Don't Stand for Something, You'll Fall for Anything", con un interessante stampo quasi post-hardcore misto ad una base vocale convincente. Blando invece il remix di "Bring Em Down" che ha l'unica utilità di fungere per la versione Deluxe da contenitore per la già citata traccia nascosta "Weapon".
Per concludere, si può affermare che il cambio di casa discografica non è servito a nulla e che la band ha ripreso il cammino della ostentata ricerca della scontata orecchiabilità, percorso parzialmente accantonato con l'ultimo disco. Inoltre, cercare di nascondere tra ghost-track e demo per le versioni limitate i pezzi più 'forti', probabilmente vuol dire anche vergognarsi del proprio passato.
Per chiudere, " Weapons " è un disco da 3/5, a metà tra qualcosa di fatto male e qualcosa che doveva essere fatto. Ed è incredibile pensare che i ragazzi di Cardiff partirono così.
Carico i commenti... con calma