E’ la formazione che accompagna il grande Lou ormai da quasi un decennio quella che dà vita a questo concerto (un concerto intero, quello di Los Angeles del 24 giugno 2003), di cui abbiamo la superlativa testimonianza in questo doppio CD.
La testimonianza di come Lou Reed, a 62 anni suonati (è nato il 2 marzo 1944, dove non occorre nemmeno dirlo, basta ascoltare le sue canzoni per capirlo), abbia ancora tutta la voglia di raccontare e di raccontarsi attraverso le sue storie maledette, le sue fotografie di degrado urbano che furono e che sono ancora le canzoni del periodo Velvet Underground, di cui qui vengono mirabilmente riprese "Venus in Furs", "Sunday Morning", "All Tomorrow’s Parties", "Heroin" e "Candy Says", cantata dal suo amico dalla voce bianca Antony (sarà un parere personale, ma non lo trovo per nulla adatto a cantare queste canzoni, ma tant’è, i Geni vanno lasciati fare), ma anche quelle degli anni ’70.
Non è un live autocelebrativo, nel senso che mancano quasi tutte le hit, da "Sweet Jane", solo brevemente accennata nel discorso introduttivo, a "Walk On The Wild Side" e a "Satellite Of Love", ma si è preferito mettere l’accento su alcuni gioiellini minori come "Set The Twilight Reeling", i brani tratti dal suo concept-album "Berlin" (storia maledetta di due bohemièn nella Berlino degli ani ’70), con una grandissima versione di "Men Of Good Fortune", e, ovviamente, alcune canzoni tratte dal suo ultimo lavoro di studio "The Raven", dedicato a Edgar Allan Poe.
Il sound di gruppo è minimale, la strumentazione è perlopiù acustica, tranne la solita inconfondibile chitarra di Lou Reed. All’altra chitarra c’è il fido Mike Rathke, al basso l’ancora più fido Fernando Saunders, che firma e canta anche una canzone inedita, "Revien Cherie", poi Jane Scarpantoni suona il violoncello, inoltre c’è il già citato Antony.
Sound minimale, si diceva, ma è proprio in questo contesto che viene fuori l’enorme espressività della voce di Lou Reed, soprattutto negli episodi più sofferti come in "How Do You Think It Feels" e nella conclusiva "Heroin".
Grande concerto, veramente.
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