Lou Reed - "Live in Italy": il maestro, l'icona, la storia del rock n' roll e del rock in generale che si esibisce in Italia nell'Arena di Verona prima, e all'Olimpico di Roma poi, e che decide di registrare tutto e farne il suo quarto live album ufficiale. Questa la breve introduzione per raccontare e descrivere quello che successe in quelle storiche date del 7 e 10 settembre del 1983, giusto a coronare il tour successivo a "The Blue Mask", album che aveva riportato Lou ad un prepotente successo di critica, non pienamente corrisposto però dal pubblico in termini di vendite.
Ci sarebbe molto da dire su di lui, e in particolare sul periodo che stava attraversando in quel periodo, tra il rapporto sempre in contrasto con le etichette, a quello di amore/odio con Robert Quine. Ma forse è meglio passare subito al disco in questione senza troppe storie.
Parlare di un disco live di Lou Reed non è mai facile e si rischia sempre di essere poco originali e scontati, allora partiamo col dire che la scaletta è quella che è: d'altronde se uno si permette di piazzare al primo posto un pezzo leggendario come "Sweet Jane" (abitudine storica del vecchio Lou, stavolta nella sua versione più breve e leggera), vuol dire che ci sarà da divertirsi... I classici che hanno scolpito la sua mitica carriera ci sono tutti: dai suoi pezzi solisti come "Satellite Of Love", "Waves Of Fear", "Walk In The Wild Side"; ai velvetiani come "I'm Waiting For My Man", "White Light White Heat", fino a "Heroin" e "Rock N' Roll" che chiudono il disco. L'apice si tocca manco a dirlo con la storica "Sister Ray", nel quale però risulta un gran peccato il medley con "Some Kinda Love", senza nulla togliere a quest'ultima, da sola e integrale il classico del secondo album Velvet sarebbe stato ancora meglio e più eccitante.
Questo il breve racconto del disco, perchè in effetti non si tratta di un disco che si segnala per qualcosa in particolare, ovvero, è un disco che scivola proverbialmente liscio come l'olio, senza cedimenti ma anche senza particolari sussulti degni dei migliori episodi del Lou live. Se nei precedenti c'è sempre stato qualcosa che ne sancisse lo status di album storico, come ad esempio le lunghe cavalcate strumentali di "Rock N' Roll Animal", o ancor più l'incontenibile aspetto polemico e sarcastico dell'artista, manifestatosi al suo apice nell'ancor più epocale "Live Take No Prisoners" di qualche anno prima; quì non ci sono aspetti in particolare da segnalare.
Insomma quì ci troviamo di fronte ad un Lou che mette semplicemente in scena la sua musica, che ovviamente parla da sola, ma che in assenza di altri particolari fattori come i precedenti elencati, rende questo "Live In Italy" la testimonianza di un concerto normale, se così si può chiamare un concerto di un tipo come Lou Reed che ha letteralmente scritto di mano sua la storia del rock. La testimonianza di un live come un altro, eccezionale per la qualità fuori dal comune dell'artista e della sua band ( a proposito, il sempre acclamato Quine anche quì da dimostrazione della sua classe, ma senza strafare), ma senza niente di particolare che renda questo disco epocale come successo ai precedenti.
Insomma un disco consigliato più ai fan dell'artista, ricordando che molti altri dei live così comunque se li sognano. Come detto non era facilissimo descrivere al meglio questo disco, spero di esserci riuscito al meglio in questa mia prima recensione.
Trevor Reznik
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