L'inizio del concerto è previsto per le 21.30, quindi arrivo ad Olbia con consueto anticipo (19.00), ma con mia somma sorpresa non trovo alcuna ressa all’ingresso... anzi non trovo quasi nessuno. Mi guardo in faccia con gli amici di turno e leggiamo reciprocamente la nostra sorpresa. Evidentemente abbiamo sopravvalutato l'interesse per il concerto.
Entriamo. Il palco è posizionato in un molo del porto vecchio di Olbia e alle sue spalle si intravedono gli alberi maestri delle barche a vela ormeggiate. L'aria è carica di umidità e la birra dei chioschi sembra non essere sufficiente a placare la sete delle persone che pian piano iniziano a riempire le sedie nello spazio antistante il palco.
Verso le 21 i posti disponibili sono quasi completati. Evidentemente erano tutti al mare.
Alle 21.40 uno scrosciare di applausi ci fa capire che Lou Reed e il suo gruppo hanno fatto il loro ingresso. Il nostro sessantunenne ha un fisico da ragazzino evidenziato da una t-shirt nera attillata e un paio di jeans qualsiasi.
Inizia il concerto.
Due accordi di chitarra fanno intuire subito il pezzo di apertura un classico fra i classici: "Sweet Jane". Tutti in piedi con le braccia al cielo iniziamo a cantare. Lou sorride. C'è un bel pubblico stasera. Via via che il concerto prosegue abbiamo occasione di scoprire i compagni di Lou sul palco.
Fernando Saunders è un polistrumentista niente male. Suona il basso come una chitarra elettrica e ogni tanto si destreggia con una batteria amplificata o con uno stick. In piú ha anche una bella voce.
La violoncellista, Jane Scarpantoni, è bella e brava. Il suo assolo in "Venus In Furs" è esaltante. Abbraccia il violoncello e si lascia andare ad evoluzioni sonore indescrivibili. La gente la acclama come se fosse un chitarrista. Inusuale, ma bellissimo per un concerto rock.
C’è spazio anche per il cantante Anthony, che interpreta "Candy Says" dei Velvet, con una voce tipicamente soul. Qualcuno storce il naso, ma non è male.
Fra le perle della serata una bellissima versione di "Ecstacy", caratterizzata da una chitarra distorta all'infinito, e alcuni pezzi recitati da "The Raven", con l'accompagnamento dalle evoluzioni in stile tai chi del maestro Ren Guang-Yi, vestito per l'occasione con un kimono rossissimo.
Anche in questo caso non mancano le perplessità del pubblico, ma sono comunque di breve durata.
"Men Of Good Fortune" e "Sunday Morning" ci catapultano nel passato tanto amato di Lou Reed, come dimostrano i cori del pubblico, che diventano incontenibili durante i due brani proposti nel bis finale "Perfect Day" e "Walk On The Wild Side".
Alla fine tutti rientrano a casa con il sorriso sulle labbra intonando du, du du, du du, du du du du...
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