Quest'album è una gigantesca presa in giro.
A me piace autoilludermi così. Perché non è possibile che tanto schifo e tanta merda possano essere contenuti in 2 dischi e 87 minuti della mia vita buttati via.
Ma procediamo per gradi.
Cosa c'è di sbagliato in questo lavoro? Direi pressoché tutto per i motivi che ora esporrò:
LARS ULRICH: Ahahahah! Se pensavate che in "Death Magnetic" fosse scandaloso e controproducente ascoltatelo qui: riesce a peggiorare il suo lavoro in canzoni molto lente, o che comunque non vanno oltre il mid-tempo. Basti pensare che da quanto è metal non usa mai la doppia cassa, e anche il lavoro che fa è davvero fatto male o minimalista. Una drum machine avrebbe fatto di molto meglio.
ROB TRUJILLO: Come è possibile parlare di uno strumento che non si sente per 87 minuti? Povero Rob, lasciamolo stare: è incolpevole.
KIRK HAMMETT: La sua presenza in questo album è utile né più né meno di un frigo in Groenlandia, visto che in tutto il doppio album fa un assolo serio e vari fraseggi qua e là. Il suo mirabolante assolo consiste in: un'unica nota distorta tenuta per 30 secondi. Ma lascia la chitarra e prendi una vanga, va'!
JAMES HETFIELD: Un mistero di Fatima. Un enigma indecifrabile. Fortunatamente suona per tutto il tempo e la sua voce si sente solo in pochi passaggi, come la ormai famosissima frase "I am the table!". Come chitarrista ritmico direi che fa il suo lavoro normale come ha sempre fatto, ripetendo all'infinito riff che sanno di stantio, senza credere minimamente in una nota che suona, come un operaio che timbra il cartellino.
LOU REED: Parla. Parla. Parla. Parla. (Ad libitum). Sta 80 minuti a parlare e basta. Gli altri 7 sta zitto. Ora, va bene se magari fai un pezzo parlato ogni tanto e basta, ma non stare un'ora e venti a parlare! Dopo la terza traccia un ascoltatore non masochista come me avrebbe mandato tutto e tutti a quel paese e avrebbe gettato via il CD. Fra l'altro non c'è un minimo di pathos nelle sue parole: sembra di sentire un robot.
Insomma, una band storica e un artista storico ai minimi storici (scusate il gioco di parole), che non credono nemmeno alle minchiate che hanno registrato: è un album talmente pieno di pathos e talmente incalzante che negli 87 minuti d'ascolto mi sono abbuffato di molti Tarallucci, stavo su Facebook a chiacchierare con la gente, riordinavo il computer, mi mettevo d'accordo per uscire a sera, mi abbuffavo di altri Tarallucci, spazzavo via le briciole, e così via.
Insomma, l'opera più solennemente banale degli ultimi 150 anni...
Carico i commenti... con calma