Volevo evitare di scrivere recensioni su album già recensiti.

Capitolo 1: How musical is man, John Blacking. Un testo che tutti noi studiosi d'arte abbiamo letto per scardinare proprio la parola arte, spostando l'attenzione sul processo empirico uomo-società-musica. La musica è il "suono umanamente organizzato", e in questa frase, che suona come un battipanni liberi tutti, rientra un novero di situazioni che soprattutto nel Novecento, hanno cambiato -e di molto- il rapporto tra uomo e musica: dagli intonarumori alle fabbriche proletarie di Luigi Nono, dal traffico newyorkese di Cage al suono del phon, dal discorso romantico a una nuova ondata di situazioni che hanno travolto e stravolto la sintassi musicale.

Capitolo 2: Le pratiche musicali, nel corso dei secoli, hanno creato sempre dualismi manichei: monofonia contro polifonia. sacro contro profano, musica colta contro musica d'uso, consonanza contro dissonanza, parola contro musica e musica contro parola. E anche suono contro rumore.

Capitolo 3: Lou Reed era il bluesman, il "popolare", il jeans e maglietta di una band composta anche da alcuni elementi che venivano dal Theater of eternal Music di La Monte Young: storie di bordoni, raga, avanguardia cazzutissima. Metal Machine Music è dedicato a La Monte Young, perché in fondo, questo album, un significato estetico ce l'ha pure: è un bordone di feedback che ha stravolto il nuovo corso della musica, consegnando definitivamente al rock alcune prassi esecutive, fino ad allora, relegate a un'avanguardia che cominciava a girare su se stessa, salvo poche eccezioni (Church of Antrax di Cale e Riley, ad esempio e tutta la straordinaria atmsofera tedesca riassunta nel termine krautrock).

Capitolo 4: Quando si parla di Metal Machine Music si finisce nel limbo del: disco truffa o colpo di genio? Fai lo sborone se dici che ti piace? Le droghe? La recensione di Lester Bangs? Il vaffanculo post Sally can't dance? Mah. Pare quasi la storia dei Pink Floyd che incisero The Wall dopo aver mandato a cagare i loro fans che gli chiedevano sempre di suonare Money. Ci credo poco a Lou Reed che "manda affanculo". E per finire: "Ma tu davvero lo hai ascoltato tutto?".

Ecco. Io l'ho ascoltato tutto. Cosa significa tutto, non lo so. Rettifico: io l'ho ascoltato, così come potrei stare per tre ore filate con un asciugacapelli acceso e godermi quel bordone sublime. Sembrerà strano ai più, ma questo discorso dell'arrivare fino alla fine, io lo faccio quando si parla della Marcia di Radetzky o della "Campanella" eseguita al piano da qualche virtuosa dattilografa bielorussa. Questa canzoncina della fatica di giungere alla fine mi rimanda alla Toccata di Frescobaldi, dove la fatica, in questo caso, riguardava la difficoltà esecutiva dell'opera. Se Lou Reed ha creato un progetto dove il virtuoso che senza fatica giunge alla fine è chi ascolta e non chi esegue, cosa potrei ribadire? Cosa potrei rimproverare? Di aver portato al CBGB o in un concerto punk alcune pratiche che rischiavano di rimanere arenate nell'avanguardia?

Ultimo capitolo: Quando Lou Reed è passato a miglior vita, tra un "Sunday Morning", un "Perfect day" e un "Walk on the wild side", i Suicide decisero di tributare Lou, condividendo proprio "Metal Machine Music". Ecco, chiedetelo ai Suicide, ai Talking Heads, ai Sonic Youth, ai Crass, se questo è un album truffa che fa solo rumore.

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