Ho paura, David.

Strict Stereo Separation, già. Me l'immagino, il Lurido, nel suo appartamento di New York con quattro chitarre dal Giappone (le cheap guitars che Moore e Renaldo spingeranno al massimo con i Sonic Youth) e due amplificatori giganti, tutto solo. Magari la notte. Due taxi gialli filano verso Queens, veloci. Qualche gatto osserva quest'uomo con una giacca di pelle aprire impassibile la portiera dell'auto, prendere qualche diavoleria elettronica, dirigersi verso il portone, salire le scale. Qualche minuto dopo, fiat lux.

Dopo la presa per il culo a tutti gli audiofili con la lista Audio della spesa, dopo quel sospetto "an electronic instrumental composition" scritto da un uomo che senza volerlo aveva fottuto le radio facendo trasmettere una canzone come "Walk On The Wild Side" per tutto il paese, dopo l'aspetto chimico della faccenda, Lester Bangs trovò che la Luna era molto più interessante del dito che la puntava.

Tanto s'è parlato di questo disco, più negativamente che altro, a esser sinceri; visto come una solenne presa in giro o in alternativa come un calcio in culo alla casa discografica (il Self Portrait di Reed?), è stato bistrattato, negato, odiato, deriso. Eppur...si muove. Ogni volta che la puntina scende un fremito mi percorre ed elettrizza la stanza. Il fatto che nemmeno Lou riesca ad ascoltarlo per intero (il che viene preso come una dichiarazione negativa sul valore dell'opera, per i detrattori) non mi tocca affatto, e io godo in questo marasma caotico denso, che trascina l'animo nel più profondo dei buchi, sudici, sporci. E poi, il limpido. Lester Bangs aveva ragione: questo disco è così puro. Se ci fosse anche solo un battito di mani in mezzo a tutto ciò, risulterebbe musicalmente potente come una gloriosa orchestra. Ed invece no. Non ti è dato modo di aggrapparti a niente. Nudo. E probabilmente ora il detrattore starà pensando, "si, ma quante pippe" - io dico così: Lou Reed riesce ad innalzare il pensiero a livelli impensabili in ogni suo disco. Sappiamo bene di che pasta è fatto "Berlin". Abbiamo sentito tutti il richiamo, quando è uscito "New York".

Ecco: io non ho mai capito lo stupore per questo disco da parte dei fan di Reed. Non stava facendo le stesse cose in giro per l'America nel 1966, assieme ad un certo John Cale? Cos'è, Melody Laughter? The Nothing Song?

Per me questo disco rappresenta il rock'n'roll più spinto, adulto, irrazionale, malato. Non c'è nessun verso. Non ne ha bisogno. Lo sto ascoltando ora, mentre scrivo. So che fra poco il finale si ripeterà in loop, il famoso locked groove...il rumore salirà, la pressione esploderà, le fiamme raggiungeranno il cielo, New York brucierà...

Io non mi alzerò per fermarlo. I vicini forse sì.


"La mia settimana batte il vostro anno" (Lou Reed)

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