E' il 1972, anno memorabile per il rock, i Jethro Tull pubblicano "Aqualung", esce "Machine Head" dei Deep Purple e i Genesis si pongono ai vertici del progressive con "Nursery Crime", le radio trasmettono continuamente "Stairway To Heaven" dei Led Zeppelin uscita qualche mese prima mentre i Pink Floyd stanno lavorando su "The Dark Side of The Moon".

Ma il '72 è anche un anno cruciale per il glam-rock, si distinguono i Roxy Music forti di un giovane tastierista... Brian Eno e David Bowie, che è già una star affermata, sempre in quel periodo nella scena glam subentra un nuovo talento conosciuto solo a pochi per il suo passato nei Velvet Underground: Lou Reed.

Il giovane Newyorkese non si lascia scoraggiare dell'esordio da solista non molto fortunato dell'anno precedente, e proprio nel '72 registra "Transformer", disco destinato a imporsi come pietra miliare per le generazioni future. L'album è prodotto (non a caso) dallo stesso Bowie, che ha sempre mostrato una particolare vocazione nel lanciare nuovi talenti, e si pone come diretto avversario di "Ziggy Stardust" del caro David.

La prima traccia "Vicious" può essere intesa come il manifesto dell'intero album, il testo, suggerito da Andy Warhol ha come tema l'essere viziosi e ironizza su di un problema più volte trattato sia dall'autore solista che dai Velvet Underground: il sadomasochismo, nel brano la voce di Reed, sempre presente, contribuisce a donargli un senso di completezza che risultrebbe assente con la sola presenza di un riff di chitarra essenziale per la ritmica ma allo stesso tempo monotono. "Andy's Chest" è un brano lento caratterizzato dall'utilizzo di un coro che fa da sottofondo all'esibizione vocale dell'ex Velvet Underground. Si passa poi a "Perfect Day" che tuttora risulta una tra le massime espressioni della capacità compositiva di Lou Reed, il piano che sembra recitare con la voce malinconica e dimessa del cantante, si concorda perfettamente con una sezione di archi che non appare assolutamente eccessiva, ma che al contrario alleggerisce il tutto. Ad interrompere la soavità di "Perfect Day" pensa "Hangin' Round", pezzo movimentato dove le chitarre ritornano a farsi sentire accompagnate da un inaspettato piano di derivazione rock'n'roll. "Walk on the Wild Side" rimane uno tra i brani più celebri dell'autore, il basso si erge a protagonista assoluto, il ritmo è marcato da un ottimo uso dei piatti e il sax contribuisce a rendere più consistente la parte finale. In "Make Up", caratterizzato dalla Tuba di Herbie Flowers, Lou Reed dichiara la propria simpatia verso i gay e i travestiti. A questo brano spetta il privilegio di introdurre "Satellite of Love", una tra le più belle ballate glam di sempre, dove il pianoforte veste i panni dello strumento principe e dal coro emerge l'inaspettata voce di Bowie che raggiunge note altissime. Secondo una leggenda metropolitana proprio Bowie sarebbe l'autore della rockeggiante "Wagon Wheel", ma nulla accerta una tesi del genere, al contrario il testo dai tipici canoni reediani la smentisce.

David Bowie, che è onnipresente nella seconda parte dell'album, doppia la voce di Reed in alcune strofe di "New York Telephone Conversation", che si diversifica per l'utilizzo del pianoforte in pieno stile Cabaret. "I'm so Free" ci regala un bellissimo assolo di Ronson alla chitarra, e descrive un momento felice e spensierato del protagonista. Chiude l'album "Goodnight Ladies", realizzata grazie alla collaborazione di Herbie Flowers alla tuba (già presente in "Make Up") e di una tipica orchestina dixieland.

I temi trattati in "Transformer" apparvero nel '72 scomodi, imbarazzanti e scandalosi, ma l'intento dell'autore era quello di metter su spartito la propria visione del luogo in cui era cresciuto: New York, evidenziandone gli aspetti più nascosti e ignorati. Pertanto l'arte di Lou Reed non si limita all'indiscussa capacità compositiva per cui spesso è elogiato, ma va inserita in contesto più ampio, in cui Reed rappresenta lo stereotipo del poeta metropolitano moderno.

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