Liberarsi dei propri demoni è tutto, in 'sta vita. Davvero. Che pena mi fanno quelle persone che se li tengono dentro, non è nemmeno cosa buona e giusta, ci rimani steso a metà strada, nella vita, per le strade, dovunque. Qualcuno dirà, non importa, i valori di una persona sono altro, io sbatto le carte in tavola, sorseggio un po' di rosso stagionato e rispondo che soltanto chi ha coraggio di vedere le cose come stanno per davvero, merita il rispetto, mio, degli altri, qualcunque cosa. Mi sono sempre piaciuti i sognatori, i maledetti, poeti, animi, quello che volete, distaccati dalla realtà ma sempre pronti a tornarci, quelli che non vivevano di sole nuvole, un Baudelaire, il Sommo Charles, il mio primo amore nato da notti profonde in cui mi sedevo immerso nell'oscurità a pensare a Lei e a Lei soltanto, quei pensieri che attanagliano lo spirito come nient'altro e ti sembra di vedere la tua esistenza pendere misera da uno spago logoro che si sta pian piano spezzando, ecco, come un film... allucinazioni continue, scelte fatte così su due piedi, fra un conto e l'altro, perché il nonno francese aveva ragione, l'uomo non resta a lungo onesto quando è solo.

Le bugie, spesso condannate, siano piccole, innocenti, oppure gravi, non mi hanno mai fatto male. Misero come sono pure io, eppure umano, e non è una speranza ma una certezza. Che poi, per essere umano mica ci hai bisogno di molto. Ma l'amore per la vita, pur disprezzandone i contenuti a volte maledettamente sbagliati, quello si, sempre e comunque. Perché l'animo più grande è quello che dopo parole fredde come la pietra ma pur sempre reali, riesce, senza farlo apertamente, a dimostrarti che in fondo l'amore è tutto. Come l'alcool, quello sì, più sei sbronzo e più sei sicuro di te stesso. Ma in fondo, il tutto non deve sempre ridursi al banale "fate l'amore, non la guerra", stronzate superficiali come questa non trovano terreno fertile nel giardino, il mio, di giardino, quello mentale. Ognuno ha il suo bauletto racchiuso nell'encefalo, e tutto lo riempiamo, e usiamo, chi più, chi meno. Ecco, se è vero che Sarkozy legge Céline, quello per me va bene, ma mi stupisce, non voglio parlare di politica. Specie di quella della Francia.

Mi fa rabbia la figura di Churchill. Tutti i suoi aforismi da quattro soldi, quando lui non ha mai affrontato le spiaggie della Normandia e parla pure di coraggio. Ci ho dimostrato ai miei che il coraggio è niente, in realtà: sono gesti normali vestiti da ornamenti presi direttamente dal Barocco, con mille e mille luci rubate al cielo e fissate su di sé. Un niente totale. Disprezzo i coraggiosi, al giorno d'oggi, perché esserlo non dovrebbe venir considerato "esempio da seguire", ma "normale routine", se vogliamo definirlo un valore, il coraggio. E poi, provo compassione e compassione per tutti quei soldati crepati nelle due Grandi Guerre. Davvero. Ci ho pure pianto sopra, nella mia gioventù, quando leggevo libri sull'argomento. Ma non è questo, il peggio sono le foto delle'epoca. Tutti sorridenti, i soldati. Il giorno dopo, erano cenere al vento, un niente. Non ci si ricorda mai delle vittime, ma dei sopravvissuti, da eleggere ad Eroi per sempre, e quelli che il loro sangue l'hanno perso del tutto, pallottole sprecate, comunque decisive. Decisive, e dimenticate.

In fondo, nei meandri, nei miei, di meandri, e nei sogni, io sono sempre stato un povero sfigato che beveva dell'acqua seduto ad un tavolo di legno a leggere il Voyage e a guardare pensieroso i limiti della mia città, e d'estate, la gioia di poter chiudere gli occhi ed immaginarmi l'Africa coloniale di Céline, una volta ci ho pure pianto sopra, figuratevi. Avevo letto Proust, era il massimo...poi avevo letto Sartre, m'aveva schifato, non era roba che sentivo mia...arrivò Céline, la sua prosa che sapeva di lava, che ti faceva entrare fin su nel cervello l'odore dei corpi massacrati su e giù per le Fiandre, la complicità del silenzio nelle notti a cercare i compagni dispersi, quanto avrò riso sulle frecciatine rivolte a quel porco di Pinçon?

Il patriottismo è una cazzata. Lo Stato inventa una scusa per giustificare continui spargimenti di sangue, il male è che cominci a crederci!

La società di oggi va riassunta così - critichiamo la merda, perché è facilissimo misurarsi con essa, ci fa sentire migliori, quando valiamo forse anche meno! Questo mondo costruito non lo sento mio, io voglio annusare, scoprire, sentire tutte le acque scagliarsi in un unico letto di un unico fiume per far tremare anche le foglie, tutti ‘sti telefonini ammazza-uallera, questa tecnologia, col cazzo, se fosse per me sarei nato mille anni fa. Eppure, Céline ti fa strisciare ai suoi piedi, brucia come carbone, la sua prosa puzza, scalfisce, fonde, e ugualmente sa di tutti i profumi del mondo, come i fiori, un prato intero... tutto. Basta avere immaginazione, come dice lui stesso. Senza, siamo niente!

"Quando saremo sull'orlo del precipizio dovremmo mica fare i furbi noialtri, ma non bisognerà nemmeno dimenticare, biosognerà raccontare tutto senza cambiare una parola, di quel che si è visto di più schifoso negl uomini e poi tirar le cuoia e poi sprofondare. Come lavoro, c'è n'è per una vita intera."

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Altre recensioni

Di  StefanoHab

 Il libro di Céline puzzava di vita vera, di parlato quotidiano.

 Un digrignare che si trasforma inevitabilmente in ghigno, in un mescolamento di registri che rende l’opera l’esempio perfetto di come il comico più potente possa venir fuori proprio dal tragico senza scampo.