"Pretty baby", l'esordio hollywoodiano di Louis Malle, destinato a far più scandalo dei precedenti, apre con una prima parte in cui viene dipinto quello che era un tipico bordello nel quartiere a luci rossi di New Orleans, nel periodo stesso, e antecedente, a che divenissero illegali (1917). Seconda parte più interessante, dove il regista inizia a lavorare ai fianchi lo spettatore inscenando un "Ok il prezzo è giusto" per la verginità della dodicenne Brooke Shields, trasportata a mo' di pietanza intorno ad una tavolata di personaggi più o meno illustri; la quale però, pur bucando lo schermo, a livello recitativo si rivelerà un buco nell'acqua.
Tra gli sguardi misto rabbiosi e compassionevoli del pianista jazz di colore; quelli disillusi della matrona che si ritroverà poi a bruciare le tanto agognate banconote; la frivolezza e volatilità degli screzi tra le prostitute - l'intento d'immettere l'argomento scottante della prostituzione infantile negli ingranaggi cerebrali affinché venga processato come "normale", salvo poi smentirsi rappresentando spezzoni della vita matrimoniale tra la protagonista prepubescente e l'Hubert Hubert appassionato di fotografia in modo senz'altro ludico, ma veramente poco credibile, soffermandosi intanto con diverse inquadrature sulla nudità scarna di Brooke (che invero non mi aspettavo) sempre marciando sulla contraddizione fra la prostituta e la bambina finché il conflitto non si attestarà a favore dalla "bambina", fallisce, e non ci si ritrova comunque mai al cospetto di qualcosa d'imprescindibile.
Unica scena che si affaccia un po' al di fuori di quello che è l'inerzia del film è quella dell'escursione di gruppo tra le meretrici e il fotografo, dopo il matrimonio di quest'ultimo con la protagonista, con tanto di intoppi tragicomici. Da annotare però il tocco di Louis Malle, che riesce a bluffare facendo presagire tragici accadimenti con veramente poco.
Tirando le somme, per tanto, direi fallimento del film nell'ottica di scioccare, dato che il tema è veramente poco originale; adattamento scenografico comunque buono; affascinante prestazione di Susan Sarandon, che evidentemente non è brutta come credevo; una Brooke Shields stupenda, ma incapace di recitare ad alti livelli - il tutto per un film noioso che, come esemplificato da uno dei critici in prospettiva (2003), "una volta poteva essere scioccante e banale; oggi è solo banale".
Detto questo, però, trovo pessimo che al giorno d'oggi questo film (nella versione dvd) sia stato censurato di divesi minuti e alcune scene modificate per ridurre l'area di nudo della protagonista, dato che in ogni caso non si tratta di pedo-pornografia, bensì di evocazione di un periodo storico americano, per quanto triste. Nel caso bastava ritirarlo dal mercato, visto che a livello cinematografico non è granché: sempre meglio che censurare a destra e manca.
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