America fine anni '50. Le foto di vecchi emigranti sulle pareti ingiallite, una radio lasciata accesa a gracchiare languide canzonette e noi tutti ben accoccolati nei nostri soprabiti di panno scuro scendiamo in strada euforici e brilli. Camminiamo sulla strada bagnata. La notte è profonda. I tacchi e il nostro ridere risuonano sul selciato spezzando l'aria fredda. L'allegria e i nostri sorrisi illuminano una serata fredda e senza stelle.
Ancora poco e ci siamo. La musica già si sente giungendoci ovattata e calda. Ci avvolge quando entriamo nel locale in un turbinio di festa e luci. Il grande Louis Prima sta per cominciare il suo show e mentre la sua band, i Witness, gli fa eco improvvisando motivetti swing da schianto, lui intrattiene il pubblico con quel suo fare simpatico e modesto di italo-americano "acquisito" tutto minestroni e belle donne.
-Dicono che mamma Angelina sia arrivata a New Orleans ancora in fasce- mi sogghigna una donna sconosciuta appena mi avvicino al bancone. Una storia come molte in questi anni, penso io distratta dalle maniere di Louis trascinanti. -Lo chiamano il Louis Armstrong bianco di New Orleans, suona quella tromba come un diavolo ma a lui piace farsi chiamare 'The Chief'. E' un crooner nato- aggiunge la donna ormai completamente ubriaca dopo l'ennesimo drink. Annuisco non potendo far a meno di ridere. La seguo con lo sguardo sparire; il bicchiere vuoto, barcollante e diretta verso il prossimo accompagnatore da dissanguare.
Torno rapita a lasciarmi sedurre dalla stella della serata. Mi rivengono in mente tutte le storie sul mito Louis Prima assaporate qua e là. Penso ai suoi esordi nella fascinosa New Orleans e alle sue prime Dixieland band. Penso a Louis negli anni d'oro del post proibizionismo, in una New York in fermento, a tutto quel favoloso 'dondolare' a ritmo di swing, jazz'n'jive fra i grattacieli delle 'Swing Streets' sulla 52esima strada, fra Broadway e la Fift Avenue. Penso a lui e alla sua carica esplosiva, alla sua solarità di showman, alla sua formidabile bravura solista alla tromba nei grandi teatri Newyorkesi negli anni '30 e '40. Al suo essere scanzonato e divertente, ironico e pungente negli spettacoli-cabaret della sfavillante Las Vegas degli anni '50 e '60.
Penso ai suoi grandi meriti fra i quali certamente quello di essere riuscito ad avvicinare i linguaggi jazzistici, spesso restrittivi e selettivi, ad un pubblico meno specifico e preparato trasformandoli e amalgamandoli alla perfezione con il ritm'n'blues più vivace, con lo swing più elastico con il jive più esilarante. Tutto questo in una miscela eplosiva festosa e chiassosa. Spassosa e turbolenta.
Mi rapisce la sua forza seducente e brillante e mi preparo a gustarmi con gli occhi e le orecchie la sua magia. Pronta per il suo repertorio orgogliosamente italo-americano infarcito di "panze piene, baccalà e mammà". Me lo vedo lì con la sua cornetta, l'immancabile Sam Butera ad affiancarlo al sassofono, la sua band di scatenati, Keely Smith sua quarta moglie e corista a provocarlo dolcemente con quella voce esplosiva e bollente. E lui lì con quell'immancabile sorrisone a scaldarci la serata, impertinente nelle sue rime musicali, affascinante nella sua malinconia velata, pungente nei suoi guizzi swing esilaranti...Una cavalcata di successi imperdibili: dal trascinante e celeberrimo medley di 'Just A Gigolo/I Ain't Got Nobody' esageratamente bellissimo e travolgente con quel suo ritmo irrefrenabilmente vizioso, alla frizzante e spassosa 'Oh Marie'; dalla romantica e fulminante 'Buona Sera' alla vezzosissima e inarrestabile 'Jump, Jive, An' Wail'. Dal blues strapazzato a suon di swing di 'Basin Street Blues' al coinvolgente e caldo swingare di 'Banana Split For My Baby' passando per la superlativa 'Sing, Sing, Sing', abbagliante per il suo intercedere singhiozzante intrecciato magistralmente ad uno scat impeccabile, fino al classico e irresistibile medley di 'Angelina/Zooma Zooma'; il tutto impreziosito da una voce rugosa ma avvolgente che solo mister Prima sa regalarci.
E' un frastuono di emozioni e ritmo, di battute e crome capaci di rapirti. E mi ritrovo lì con quell'euforia addosso, il bicchiere colmo fino all'orlo nel mio vestitino svolazzante a crogiolarmi nella splendida sensazione che solo questo ritmo, solo questo swing, solo questa musica è capace di farti sciogliere le gambe come crema sulla lingua, di farti esplodere come un fuoco d'artificio nella notte, di farti dimenticare volti, persone, luoghi, anni... lo scorrere degli anni che ci separa da questa meraviglia ormai quasi completamente dimenticata e sepolta sotto strati e strati di polvere pesante, in qualche vecchio cassetto, fra qualche smarrito vinile.
Ops, scusate l'ho fatto di nuovo! Mi sono incantata un'altra volta ascoltando 'sto disco. Sapete, ne valeva la pena. Provate ad immaginare quegli anni, quel sound, quei momenti. Potreste ballare e ridere tutta la notte ora. Non chiedereste di meglio al vecchio Louis, al vecchio 'Capo'.
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