Prendere un caffè con uno Zombie, conversare amabilmente con Frankenstein dell'ultimo Sanremo o essere ridotti a un obbediente ghoul 8-bit mentre si rotea fluttuando nello spazio. Questo è Necronomicon III dei Lourdes Rebels, il loro terzo album, dal nome alquanto evocativo/faraonico, e dalla copertina Progressive Canterbury, che sembra non c'entri nulla, ma che proprio per questo è quello che ci aspettavamo.
I Lourdes Rebels sono un duo (Bonora/Villani) di Parma, Italia, attivo dal 2010. Dopo due album del 2015 e nel 2017, la loro terza impresa si staglia nel cielo terso e delinea un'ideale trilogia alterata e disturbata.
Il disco è vagamente horror, intriso di nebulosi enigmi, foderato di situazioni inquietanti e formalmente ineccepibili, ma senza la rinuncia a quel tocco ironico e cazzaro/professionale che in qualche modo rappresenta il filo rosso concettuale della produzione del duo.
Sono slegati da ogni catalogazione musicale e concettuale, ma vigili ad ogni contaminazione possibile.
L'impresa si presenta come un ipotetica via di mezzo tra il krautrock elettronico di teutonico stampo e la psichedelia più acida in un contesto casalingo/ paranoico/italiano.
I sintetizzatori analogici Prophet 6 e Yamaha Ps-20 brillano più che in ogni uscita precedente, avviluppando trame cariche di smarrimento e di dileggio sarcastico con obliqua preoccupazione, come le registrazioni low budget e lo-fi dei film horror anni '70.
I brani si crogiolano nei meandri della library music e della ricerca noise-elettronica, ma non mancano incursioni nel garage rock come la cover di Teddy And His Patches Suzy Creamcheese, a a sua volta ispirato da Son of Suzy Creamcheese di Frank Zappa.
Questo episodio è degno della miglior dance floor alternativa e puo' scatenare un pogo educato, con un retrogusto di Suicide, con il dovuto rispetto.
Kookaburra è art rock e nelle suggestioni new wave-goth ci sono Damask Garden e Jacuzzi Soup.
Come gli altri album, anche questo è stato registrato in parte con un registratore analogico a cassette a 4 tracce e in parte in digitale.
Necromikon III, è piacevolmente spiazzante ma, costantemente a fuoco in ogni suo dettaglio, anche quello ipoteticamente più periferico. Approccio, questo, che fa della band un eccentrico ma composto unicum, che cerca di farsi strada in mezzo alla noia mortale di certe estetiche contemporanee da incasso, permettendo a chiunque di individuare e riconoscere l'originalità del messaggio.
Con i Lourdes Rebels non fai in tempo a metabolizzare la loro attitudine all'imprevedibilità che sei già stato spiazzato e loro sono musicalmente altrove.
Portano avanti un progetto che intelligentemente non si prende troppo sul serio, autoironico, che riesce ad essere frizzante in una moltitudine di posti e di situazioni contemporaneamente, chiedendoti di seguirlo e di partecipare alla sua insana e affascinante follia, che bandisce il fritto, il rifritto e il dejavù.
Carico i commenti... con calma