I primi anni novanta sono stati, per i gruppi street glam americani, anni bui e di cambiamenti. Bisognava inventarsi qualcosa per rimanere a galla, i partys e in generale la "bella" vita dei boulevards losangelini senbrava non interessare più a nessuno. I massimi esponenti del movimento erano tutti in crisi o quasi... mentre i Guns'n'Roses facevano il passo piu' lungo della gamba con il mastodontico "Use your illusion"(1991), i Motley Crue stavano per cacciare Neil dalla formazione per dare una svolta anche al sound, gli Skid Row danno alle stampe quel monumento Heavy che fu "Slave to the Grind", abbandonando lo street metal dell'esordio. C'è una formazione a Los Angeles che si fa notare per l'intransigenza dei suoi spettacoli e per l'asprezza dei suoni che poco concedono ai ritornelli di moda negli anni ottanta.
I Love/Hate esordiscono con un piccolo capolavoro di street che fu "Blackout in the red room" datato 1989. Forti di almeno due personalità di spicco come il bassista Skid, vero e proprio leader della band, autore di tutti i testi e tutte le musiche, dei disegni delle copertine e vero e proprio folle quando si tratta di saltare sopra un palco e il cantante Jizzy Pearl, carismatico e provocatorio, dalla voce al vetriolo che in questo secondo lavoro lascia un po' da parte gli urli per concentrarsi maggiormente sulla voce. Completano la band il buon chitarrista Jon E. Love e il batterista Joey Gold.
"Wasted In America" vede la luce dopo travagliati scontri con la casa discografica Columbia nel 1992 e si fa subito notare per un non radicale ma pesante cambiamento. I suoni duri e sleazy dell'esordio sono resi moderni e più pesanti. Insomma quando bisogna andare giu' pesante i Love/Hate non temono nessuno. Così a vere e proprie bordate che sfiorano il metal e quasi punk per nichilismo come Spit, Happy Hour (con un cantanto alla Axl Rose) e Tranquilizer, vengono affiancate canzoni piu' ruffiane e dall'appeal più commerciale come la title track, Miss America (dal riff vagamente orientale), Time's up e Evil Twin. I Love/Hate più stradaioli e rockeggianti dell'esordio si possono invece ritrovare su tracce come Yucca man, Cream la semi-ballad Social Sidewinder e nella ironia sberleffa dell'antirazzista ballad Don't fuck with me.
Il disco spinto da una buona vendita porta il gruppo a fare da spalla al tour di "No more Tears" di Ozzy Osbourne, di cui ricordo una tappa a Milano. I successivi lavori non videro più i Love/Hate raggiungere le vette dell'esordio e di questo secondo lavoro, che seppur inferiore come qualita' presentava una band con delle buone individualità, in grado di continuare la carriera ad un buon livello. Ma così non fu. Dopo altri tre lavori da dimenticare, ci fu lo scioglimento. Solo recentemente si è parlato di una reunion che rimarrà comunque relegata ad alcune date live. Qualche anno fa dal loro sito era possibile scaricarsi l'intera discografia in mp3 gratis, un modo per diffondere ancora la loro musica visto che la reperibilità dei lavori in cd è pressochè nulla.
Carico i commenti... con calma