Jizzy Pearl, Skid Love, Jon E. Love e Joey Gold: quattro ragazzi i cui nomi dicono già molto di quello che sentiranno le nostre orecchie. Un suono figlio diretto della scena musicale del Sunset Boulevard di Los Angeles e dei suoi locali, fatto di chitarre sferraglianti, cori appiccicosi ed un susseguirsi di tracce a metà strada tra l'hard ed il metal che si va ad iscrivere direttamente sotto il nome di hair metal.

Insomma tutto quel fragore che ci è stato regalato verso la fine degli anni ottanta da band di teppisti balordi come i Motley Crue, i Guns N' Roses o i Faster Pussycat. Per una brevissima stagione anche i Love/Hate hanno passeggiato da protagonisti per i vicoli di questo festival dei capelli cotonati, del glitter e della buona musica con il loro album d'esordio del 1990.

Qui invece parliamo del delicato momento della riconferma col secondo parto, "Wasted In America", un figlio difficile da mettere al mondo ed arrivato dopo lunghe contese con la casa di produzione, la quale avrebbe voluto un fratello gemello ancora vincente come "Blackout In The Red Room". Skid e soci invece decisero di puntare sul cambiamento e di innaffiare le loro linee melodiche con sperimentazioni varie fatte di suoni arabeggianti, un andamento distorto, a volte anche sinistro ("Don't Be Afraid") e una dose massiccia di metallo ad appesantire ulteriormente l'atmosfera. Nonostante i loro buoni intenti e l'indubbia presenza della loro attitudine il disco non decolla mai ed anzi si contorce nelle proprie caratteristiche.

Leggenda vuole che esistano dei demo che a detta degli stessi musicisti siano nettamente migliori del risultato finale. Come a dire che la produzione si è abbattuta su queste dodici tracce privandole della loro vera essenza. Rimangono dei lampi di luce come il primo singolo "Wasted In America", incastonato tra lo street metal ed il fascino del sitar e dell'oriente. Il lento, antirazzista "Don't Fuck With Me" e la scanzonata "Social Sidewinder". Nel frattempo tante idee vengono sprecate in brani che solo in parte trovano la giusta alchimia, ed a fatica si aggrappano alla sufficienza, magari aiutati da riferimenti "alti", come l'attacco zeppeliniano di "Cream" o come la lezione ben assimilata dai padri Motley Crue del secondo singolo "Evil Twin".

A nulla servì il ridicolo tentativo di farsi pubblicità adottato dal frontman Jizzy che si fece issare crocifisso sulla "Y" di Hollywood con l'aiuto degli altri musicisti e del loro entourage. I Love/Hate rimasero al palo e solo lo stesso Jizzy ha continuato tra alti e bassi e lunghe pause ad essere sempre presente nella band. Skid ora se ne sta nelle Filippine, Joey se la spassa alle Hawaii con la sua bella famiglia ed i suoi abiti da giocatore di golf, mentre il chitarrista Jon E. Love si sbatte ancora nell'underground rock statunitense con la band sua omonima.

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