Non è affatto facile avvicinarsi ai Low dopo aver amato e consumato le copie dei due album precedenti, "Things We Lost In The Fire" e soprattutto "Trust" (personalmente il mio album del 2002).
Erano una splendida certezza, potevi abbandonarti al riflusso delle emozioni e (pene)e(n)trare il/nel segreto di questa sorta di Fairport Convention in b/n, Alan Sparhawk come un Leonard Cohen low-fi, la splendida Mimi Parker a mo' di icona indie, una Sandy Denny plagiata dai blues litanici di Black Heart Procession o dalla psichedelia oscura di Yo La Tengo...

Tutto questo (r)esiste ancora, ma c'è una brusca sterzata verso il rock. Un wall of sound che domina senza predominare, a cominciare dalla splendida opener track, Monkey. Il sottoscritto trova un errore aver compresso, quasi isolato, il canto di Mimi Parker, che è un dono della natura di cui i fans - temo - non potranno più fare a meno. Poi arriva Silver Rider ed è un vero eden, un gioco minimale di voci (Mimi e Sparhawk che si rincorrono come Richard e Linda Thompson dei tempi d'oro), una piccola grande magia che fa perdonare anche il melenso pop di Step e l'effetto un po' cacofonico delle distorsioni. E' un'incantesimo che si spezza e rinasce più volte, anche nel classicismo onanista di On The Edge Of e nell'energia della conclusiva Walk Into The Sea. Non è detto che i veri Low debbano essere per forza quelli della notevole Death Of A Salesman (Arthur Miller, morto recentemente, ringrazia) né nel crescendo in feedback di Pissing.

Del liturgismo sonoro di "Trust" non è rimasto poi molto. Oserei dire che a tratti si respira una ritrovata o maledetta (per chi stenta a comprendere le ragioni di questo cambiamento) vitalità.
Non posso dire di non aver amato quest'album, ma a mio avviso manca qualcosa, quel turbine emotivo, psicoreattivo, che aveva il precedente capolavoro, e da cui forse il gruppo Osa guardare con distaccato timore. Più che una distruzione in atto, la chiamerei l'ennesimo coup de foudre per una delle band più appassionate e significative del rock indie americano. Non è poco

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