"Tu e la tua vita mondana", mi avrebbe detto qualcuno...
Già, perché nella mia (ridottissima) stagione di eventi ho inserito anche questo spettacolo a teatro. Ho visto la locandina in giro per Trieste, una locandina che riportava un titolo decisamente poco originale: "Attenti a quei due". Attratta più dal nome di Marcorè che da quello del cantante romano, ho deciso di andarci.

Sono arrivata, come al solito, con oltre un'ora di anticipo (direi che è il caso di smetterla di arrivare così presto, soprattutto quando hai il biglietto da due settimane e il posto già assegnato...). Mi sono seduta al mio umile posto in prima galleria e ho osservato il cielo delle poltrone azzurre della platea del Rossetti riempirsi piano piano, fino a non lasciare più neanche un posto libero. Mi sono guardata attorno con interesse, nel tentativo di ripassare i pochi rudimenti di architettura teatrale imparati in vista del prossimo esame di Drammaturgia, ma la mia attenta osservazione è stata finalmente interrotta dallo spegnersi delle luci.

Ha avuto così inizio lo spettacolo: un vero e proprio concerto di Luca Barbarossa - cantante che conosco pochissimo e che, non so perché, mi ricorda Pupo -, intervallato da simpatici intermezzi di Neri Marcorè. Quest'ultimo si conferma un ottimo imitatore e si rivela un discreto cantante e chitarrista, mentre Barbarossa si dimostra un'abile spalla che si presta perfettamente al ruolo di vittima delle "cattiverie" del conduttore di "Per un pugno di libri".

Lo spettacolo si apre con un brano cantato dai due protagonisti vestiti uguali: due gemelli con trenta centimetri di differenza. Alle spalle dei due è disposto il gruppo "I draghi di Comodo", che accompagna la coppia per tutta la serata. Si prosegue con un piccolo dialogo tra i due, poi Marcorè imita lo stesso Barbarossa, proponendo una sua personale versione di "Roma spogliata".

Lo show continua con l'alternarsi di musica e parti comiche. L'attore marchigiano propone tutti i suoi cavalli di battaglia, tra i quali il classico "Una vita da prodiano" e "Sei già dentro il puttanaio" del rockettaro della sugna Ligabue. E' poi il turno della banderuola dalla voce stridula Capezzone, di un Casini versione hot line che si propone alle casalinghe con lo slogan "la politica è una cosa sporca, facciamola insieme". Si presenta sul palco un Minghi con una vestaglia improbabile e ciabatte da hotel: un personaggio spocchioso. permaloso e sgrammaticato, già proposto da Marcorè ai tempi del gialappiano Mai dire... . Seguono l'esilarante Gasparri, con la sua testa vuota e il suo accento esagerato, l'antagonista Di Pietro e i suoi sproloqui; l'irresistibile Alberto Angela dalla gestualità esasperata: un personaggio da scompisciarsi dal ridere.
Il ciclo di imitazioni si conclude con un Jovanotti socialmente impegnato che canta per debellare una delle più grandi piaghe sociali: il raffreddore.

Durante il concerto non mancano due omaggi, di certo non indifferenti: viene infatti proposta una versione di "Amore che vieni, amore che vai" del compianto Fabrizio De André e "L'odore" del Signor Giorgio Gaber, artista a cui Marcorè ha dedicato un intero ciclo di spettacoli qualche anno fa.

Lo spettacolo si è rivelato piacevole, anche se a tratti mi è parso un po' banale e ripetitivo. Sarà che non sono una fan di Barbarossa, sarà che seguo Marcoré e conosco gran parte del suo repertorio, ma ammetto che mi aspettavo qualcosa in più, qualcosa che riguardasse di più l'aspetto comico e non quello musicale.

Carico i commenti...  con calma