Al venticinquesimo anno della sua carriera, Luca Carboni, dopo aver viaggiato in lungo e in largo nella sua musica, si tuffa nella rivisitazione del cantautorato "incazzato" degli anni Settanta, con risultati strepitosi, soprattutto per quanto concerne la scelta dei pezzi, ma anche per l'approccio vocale con cui le interpreta. "Musiche ribelli" è una delle più belle sorprese che la musica italiana ci ha riservato negli ultimi dieci anni, una sapiente raccolta delle bellissime pagine del Cantautorato, quello vero, quello con la C maiuscola, che è quello degli anni Settanta. Si parte come meglio non si potrebbe, con la cover (e che cover!) di uno degli autori più dimenticati di quegli anni ruggenti: Claudio Lolli. Luca, con il co-produttore Riccardo Sinigallia, canta "Ho visto anche degli zingari felici" dall'omonimo album di Lolli del 1976, eliminando alcune strofe e alcune parti musicali, portando la canzone dai quasi otto minuti dell'originale ai nemmeno quattro minuti di questa versione più "pop" e fruibile. Di questa canzone è stato girato anche un video nel cui finale appare in Piazza Maggiore Claudio Lolli, che dagli anni '80 fa anche il professore liceale. Le canzoni scelte per questo disco sono comprese tra l'anno 1973, anno di "La casa di Hilde" di Francesco De Gregori (cantata anche questa in duetto con Riccardo Sinigallia, fratello ricordiamo di Daniele dei Tiromancino), bellamente interpretata da Carboni, e il 1980, l'entrata in un nuovo decennio, con l'ultimo rigurgito di ribellione, quello di Franco Battiato con "Up patriots to arms", una canzone che Carboni canta con la rabbia giusta, ma senza urlarla. C'è ovviamente spazio anche per la canzone che dà il titolo al disco, ovvero "Musica ribelle" di Finardi, e per altri episodi più o meno conosciuti della nostra storia cantautorale. C'è spazio per il Bennato di "Venderò", per "Eppure soffia" di Pierangelo Bertoli, fino a "Vincenzina e la fabbrica" di Enzo Jannacci, un 45 giri che uscì nel 1974 e che fu persino colonna sonora di "Romanzo popolare" di Mario Monicelli. Non poteva mancare in questo omaggio al grandissimo cantautorato della prima ora Lucio Dalla, che il discepolo Luca omaggia con "Quale allegria", dall'album "Come è profondo il mare", il primo in cui Dalla scrive anche i testi; e nemmeno poteva mancare una delle "tre corone" della canzone d'autore, Francesco Guccini, di cui viene interpretata, ed è tra le migliori interpretazioni del disco, "L'avvelenata". Le altre due corone per la cronaca sono Francesco De Gregori (l'unico ad essere ripreso due volte, infatti oltre a "La casa di Hilde" Luca Carboni interpreta come seconda traccia del disco "Raggio di sole" del 1978) e Fabrizio De Andrè, clamorosamente assente da questa selezione. In una intervista del 2009 a Radio Deejay Luca ha spiegato a Linus come il disco sia stato chiaramente il risultato di una selezione, prima di tutto tematica, cioè il cantautorato politicizzato e sociale dei Settanta, e in secondo luogo vocale, scegliendo quindi i pezzi che più si confanno al timbro del bolognese. Fabrizio De Andrè, ha ribadito Luca, era stato giustamente ed ovviamente considerato, e la canzone sarebbe stata "Via del Campo", ma il risultato non era stato soddisfacente il sala prove. Inoltre fra gli altri cantautori considerati ma poi scartati figurano anche Pino Daniele, di cui Luca ha provato "Je so' pazzo", ma la difficoltà col dialetto napoletano lo ha fatto demordere; e Antonello Venditti, di cui ha provato alcuni brani dei primi album (nell'intervista non specifica quali). Personalmente ritengo che Luca abbia fatto un ottimo lavoro, se non sempre da un punto di vista vocale, sicuramente dal punto di vista della scelta dei pezzi, facendo riscoprire alle giovani generazioni il tesoro a volte perduto della nostra canzone d'autore. Inoltre la raccolta non ha preteso di essere esaustiva, ma solo di essere un punto di partenza per un approfondimento per proprio conto.

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