"Cercate nella vagina di quella cagna le ossa che mancano a mio figlio" è una frase che compare in maniera ricorrente nel romanzo, e racchiude in pieno lo spirito truce e maligno che lo pervade.

Storie di deformità fisiche e mentali, di malattia e insanità.

In un quartiere malsano di una grande città, all'alba del primo giorno del nuovo secolo, il 1900, si scatena la furia di un assassino che dispone le scene del delitto come 'set' cinematografici, lasciando messaggi che l'ispettore protagonista, Germinal, dovrà decifrare suo malgrado.

Germinal è tutto il contrario del poliziotto senza macchia, è anzi un eroinomane disperato e con i suoi bravi scheletri nell'armadio. Per punizione si ritrova nel bollente quartiere periferico conosciuto come la Mignatta, popolato di prostitute, ladri, criminali di ogni genere, e che ruota sul grande zuccherificio, a sua volta in procinto di esplodere per una rivolta interna degli operai.

La scala di Dioniso non è un semplice thriller, come suggerisce la copertina, ma molto di più: un romanzo noir tipicamente ottocentesco scritto peraltro magistralmente. La trama è articolata e mai noiosa, i dialoghi non sono mai scontati, talvolta è necessario soffermarsi ad apprezzare lo stile e il linguaggio in certi punti virtuoso dell'autore.

L'ambientazione è fondamentale e viene di conseguenza valorizzata con minuziose descrizioni.
Il mondo di Di Fulvio ha forti richiami cinematografici: l'atmosfera fumosa e malata rievoca La Vera Storia di Jack lo Squartatore ma, soprattutto i grotteschi personaggi di Noverre, dell'Uomo Meccanico e il circo di Sciron potrebbero ben essere resi da un Tim Burton in forma.

Il romanzo è in realtà diviso in due storie: la prima si conclude con l'inevitabile scontro tra assassino e commissario, la seconda è un lungo flash back, I sedici scalini, che raccontano la storia personale di alcuni dei protagonisti, rendendo più chiari alcuni aspetti del romanzo. Anche questa una scelta piuttosto originale.

Romanzo promosso a pieni voti, idem l'autore, a cui non si può appuntare nulla nella forma, nello stile, nei contenuti. Chi apprezza Zafon, certamente gradirà "La scala di Dioniso".

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