Il Suspiria di Guadagnino è uno strano oggetto da avvicinarsi con cautela.

Troppo lungo, molti pregi, qualche difetto (a me è piaciuto diciamolo subito). Ho letto diversi commenti di chi l’ha visto e rilevo che il film ha diviso nettamente e questo è un bene, si ama o si odia, dunque.

Misurarsi con un film di tale portata rappresentava sicuramente un rischio.

I maligni diranno che fare un remake di questo film avrebbe portato sicuramente incassi, quindi potrebbe essere stata solo una squallida operazione di marketing. In parte potrei condividere tale ipotesi, tuttavia, ritengo che se avesse fallito, ed i rischi erano grossi, Guadagnino si sarebbe rovinato la reputazione. Una reputazione che dopo il successo di “Chiamami col tuo nome” si era un certo qual modo consolidata.

Suspiria, l’originale, per chi non lo sapesse, è il film italiano più venduto all’estero.

Una volta, in Giappone, dove è considerato un film di culto, venne trasmesso in uno stadio di fronte a 30.000 persone.

Sgombriamo il campo da equivoci: sebbene anche il Suspiria di Guadagnino sia ambientato nella Berlino di fine anni 70, ci sia un collegio, una scuola di danza e, soprattutto, ci siano le streghe, non si può parlare di un vero e proprio remake, semmai, di una rilettura.

Se proprio vogliamo azzardare un parallelo diciamo subito che visivamente non c’è partita. Il Suspiria di Dario Argento resta esteticamente inarrivabile. Questo però Guadagnino sembra averlo capito infatti non si pone su quella scia, non entra assolutamente in competizione da quel punto di vista e se qua e là ci prova (e ci prova) fallisce miseramente (vi risparmio i dettagli perché dovrei spoilerare).

Non presenta dunque una favola nera, allucinata e pregna di colori, tutt’altro. Adotta una fotografia livida, fredda, soprattutto per gli esterni, tipicamente “berlinese”. Ricorda, a tratti, certa fotografia di telefilm tedeschi, invero piuttosto insulsi e noiosi. Detta così potrebbe sembrare un difetto, invece, conferisce al film uno stile definito e credibile in relazione all’epoca rappresentata. In sintesi sembra proprio di stare nella Berlino di quel periodo.

Anche la scenografia è coerente con il luogo ed il periodo storico. Una scenografia/coreografia che diventa addirittura magnifica, spettacolare, quando ci trasferiamo all’interno del collegio ad assistiamo alle prove di danza, agli allenamenti, ai balletti. E giochiamoci subito il jolly: tutte le sequenze degli allenamenti e del ballo sono senza dubbio il punto di forza del film. In questo contesto assisteremo ad una sequenza sbalorditiva, da antologia del cinema horror ed io di horror me ne intendo, ne ho visti tanti, sono piuttosto esigente. Una sequenza che da sola vale il prezzo del biglietto. E deve essere davvero di rilievo questa sequenza, ne deve valere davvero la pena, considerando che se entri in sala dovrai sorbirti un film di 152 minuti, tantissimi per il genere horror che raramente supera i 100 minuti.

Ma continuiamo coi pregi: le streghe. Ecco, in questo Suspiria la congrega di streghe assume un ruolo predominante. Sono molto ben caratterizzate, complottano e cospirano di brutto, si danno un gran da fare, sono molto molto cattive.

Una di esse è M.me Blanc interpretata da Tilda Swinton. Giù il cappello, la Swinton sfodera un’interpretazione da applausi. Alta, magra, efebica (o per meglio dire androgina) quasi inespressiva. Glaciale, è lei l’insegnante di danza, severa ma giusta come va di moda dire oggi in rete. Ma sotto quella patina di rigida e severa professionalità, sotto quell’asettica dolcezza che alla bisogna in lei affiora, scorgiamo tutta la sua mostruosa natura di strega e la Swinton comunica tutto questo giocando per sottrazione, non ricorre a isterismi, non trasfigura il suo volto per elargire malvagia aggressività, niente di tutto questo. È la fissità la sua cifra stilistica e vi garantisco che fa più paura di tanti BUH! Ecco, Lei è un altro motivo per andare a vedere Suspiria.

Poi c’è Susie Bannion (Dakota Johnson) che viene a Berlino addirittura dall’America solo per essere ammessa alla scuola (eccellente) di M.me Blanc e ci riuscirà, lei è una danzatrice formidabile, è la più brava è la numero uno (complimenti dakota, ora non so se tu fossi una ballerina ma hai danzato alla grande, davvero).

Anche la colonna sonora di Tom Yorke, che qualcuno di voi conosce già, è molto buona. Triste, onirica, languida.

Mi trovo in difficoltà a continuare perché su questo film c’è molto da dire ma non è semplice senza spoilerare. Se dovessi ad esempio parlare dei difetti dovrei entrare troppo nello specifico.

Pertanto ricorro allo spoiler, se vuoi vederlo non leggere.

SPOILER

Nelle anticipazioni che vorrete leggere sappiate che qua e là ho colto dei richiami, delle citazioni, delle scopiazzature di altri film, chiamatele come meglio credete. Le streghe che escono dal collegio urlando mi hanno ricordato molto lo zio e la zia di Betty Elms in Mulholland Drive. Quando Susie trova le due ragazze massacrate, torturate, beh mi ha ricordato molto Martyrs ma magari sono solo collegamenti che faccio io.

Inoltre ci sono delle scene di BUH! presenti soprattutto nei sogni che Susie fa la notte. Gli incubi che le streghe fan fare a lei in realtà. Sebbene siano molto impressionanti poggiano su clichè che sinceramente mi hanno un po’ stufato. Sequenze di pochi secondi, stacco, buio, luce BUH! Le ho trovate qua e là gratuite e ridondanti ma hanno comunque la loro efficacia, ingredienti di paura insomma. Ma soprattutto i flash colorati (ecco dove fallisce nell’utilizzo del colore) che anticipano gli incubi sono ridicoli, inutili.

Il finale: peccato… peccato davvero perché il finale delirante è di grande impatto e di nuovo la scenografia, l’allestimento del sabbah infernale, è clamoroso. Ma il make up dei mostri è ridicolo e la strega con la voce da uomo e i capelli lunghi e grigi forse lo è ancor di più.

E poi l’epilogo completamente avulso alla manovra per dirla con gergo calcistico. Poggia su una sottotrama a se stante che non ha nessun collegamento con il film, c’è perché sì. Lo sappiamo che c’è perché durante il film ogni tanto fa capolino ma che addirittura questa sottotrama diventi l’epilogo (un inutile orpello che non solo è inutile ma è anche completamente scollegato) del film mi ha lasciato interdetto.

Ad ogni modo per i cultori del genere è un film imperdibile.

Agli altri non lo consiglio eppure vi dico provateci perché nel bene o nel male è senza dubbio un film complesso e affascinante.

VOTO 7 (per via dei difetti sennò avrei dato 8)

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