E' passato nei cinema italiani quasi in sordina, con scarsa promozione pubblicitaria, schivato su due piedi da chi ritiene la commedia italiana moderna come l'ennesima piaga d'Egitto e sovrestato da produzioni superiori in programmazione nel suo stesso periodo di lancio. Un bel peccato, perchè la pellicola di Lucini è sicuramente un buon prodotto nel suo genere di riferimento.
Il film, tratto liberamente dal divertente libro-manuale di sopravvivenza urbana e sentimentale che reca lo stesso titolo, è l'analisi scanzonata e se vogliamo un po' cinica di sette vite qualunque, in ognuna delle quali ognuno di noi potrebbe sicuramente riconoscersi nei suoi atteggiamenti quotidiani.
C'è il cinquantenne che non rinuncia al suo essere Peter Pan, il giovane coinvolto in un matrimonio asfissiante e affrettato, c'e il businessman rampante e cinico, chi si attacca ad una razionalità forzata per non mettere a nudo le sue mille debolezze, e c'e come sempre chi aspetta che il giorno dopo sia un altro giorno, e che i suoi sogni non restino per l'eternità in un cassetto di cui, a causa della mediocrità che la vita a volte ci riserva, un po' tutti abbiamo perso la chiave.
Sette vite, dicevo, apparentemente diversissime, ma legate da un comune denominatore, il calcetto nella sua connotazione primitiva, il campo da calcio come luogo metaforico in cui tutti sono uguali, dove dare un calcio ai propri problemi, dove si è certi che per quei pochi minuti si potrà godere di rapporti veri, genuini, di una vita, probabilmente, più spensierata.
E' proprio questo il filo conduttore della pellicola: il calcetto non solo come sport di squadra, ma come metafora della vita, che scorre inesorabile tra dribbling, parate, corse disperate alla ricerca dell' azione vincente. Questo interessante parallelo è evidenziato molto bene nel film, in cui le scene in campo e quelle di vita quotidiana si integrano e inframezzano in un equilibrio mai forzato, anzi spesso complementare; al risolversi o all'intricarsi delle vicende dei protagonisti anche il gioco di squadra cambia, non sempre in meglio, a dimostrazione che il dribbling perfetto di ciò che ci ostacola è pura utopia, nel nostro quotidiano quanto su un prato sintetico.
Il difetto principale del film, che di imperfezioni non è certo esente, sono riassumibili nel taglio televisivo con cui è impostato: sicuramente affaticato da intrecci narrativi che cambiano e si modificano di frequente, Lucini bilancia la complessità della trama con una regia forse troppo lineare, quasi da sitcom, scelta che appiattisce inevitabilmente il tutto, con poco spazio per stravaganze registiche, inquadrature accurate e accorgimenti che avrebbero regalato sicuramente quel qualcosa in più all'opera generale. Il cast è al tempo stesso, il punto di forza e di debolezza della pellicola: se da un lato ci sono fior di attori come Giuseppe Battiston (che personalmente adoro, considerandolo nella top ten degli attori di cui l'Italia attualmente dispone) e Angela Finocchiaro (che ci regala un' esilarante visita andrologica a Bisio, con il suo essere sempre a metà tra la donna dolce e materna e il suo cinismo dissacrante) e, perchè no, anche il versatile Claudio Bisio, nel cast compaiono attori (Pietro Sermonti, l'"ex Ris" Filippo Nigro, Claudia Pandolfi, Andrea de Rosa) che inevitabilmente non possono che farci pensare alle fiction di casa nostra; elemento, quest'ultimo che affliggeva anche il precedente film del regista ("L'uomo perfetto", divertente, ma orribile se paragonato a questo). Un po' sottotono invece Max Mazzotta, che qui si esprime al massimo delle sue potenzialità (di gran lunga superiore la sua caratterizzazione di Fiabeschi in "Paz" di De Maria).
In conclusione, "Amore, Bugie e Calcetto" è una buonissima commedia dal sapore dolce-amaro, che rilassa e diverte senza essere per questo banale, ma in grado anche di seminare qua e là qualche spunto di riflessione, proponendo allo spettatore un interessante affresco delle relazioni umane nella società moderna, in cui il calcetto fa la parte di una chiave di lettura alternativa.
Dimenticate il Lucini di 3 Metri sopra il cielo e riuscirete ad apprezzare questo titolo che, lungi dall' imporsi come capolavoro, rappresenta una vera boccata d'aria fresca nella commedia italiana, che per fortuna non ci regala sempre e solo cinepanettoni e manuali di controllo delle crisi ormonali per ragazzine.
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