Dopo aver collaborato lungamente con diversi gruppi dell'area partenopea - i Co'Sang su tutti - e dopo aver sostituito la suadente voce di Raiz nel progetto Almamegretta (con cui collabora dai tempi dell'album "Scioglie ‘e cane"), Luca Caiazzo, in arte Lucariello, dà alle stampe il suo primo album solista, "Quiet", coprodotto insieme al giapponese Taketo Gohara.
"Quiet". Disco di oscuro hip-hop. 9 canzoni, 9 frammenti di quotidianità partenopea, la dura vita della Napoli sotterranea, della Napoli che combatte giorno dopo giorno, che magari striscia, senza arrendersi mai. Il dialetto è il mezzo attraverso cui il rapper diffonde le sue storie. I temi in questo disco sono pochi ma essenziali per capire la poetica di Lucariello, la prostituzione (Queen of the street), l'omosessualità che si scontra con la religione (Mariarca, la storia di una ragazza madre che si scopre essere lesbica e il parroco del paese le dice che ha ancora da scontare tanto a Dio per questa situazione), l'emarginazione dei "diversi" (Totore), l'immigrazione (la triste vicenda narrata in Lunastella), la mala educazione delle nuove generazioni (Pistole, puttane e Coca Cola, chi infondo non è cresciuto in questa maniera a Napoli?). La rabbia, per un attimo, lascia spazio alla malinconia, per una dedica a quella Napoli violentata e umiliata che, nonostante questo, ha ancora la forza di dire la sua (Love song).
"Quiet" è, tra i vari esordi usciti in questi tempi, uno dei migliori, uno dei migliori dischi di hip-hop made in Italy (l'hip-hop in Italia è piuttosto limitato in questi tempi), Lucariello invece ha un gran talento. Poco da discutere.
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