I Lucero, gloriosa band di ex debosciati di Memphis, in 20 anni di carriera hanno riempito canzoni, palchi, bar e teatri di rimpianti, amori perduti e storie sulla guerra. E, soprattutto tanto alcol: li ascoltavi e ti veniva voglia di ciucciare una birra (facciamo due...massì, è sabato: facciamo 3).
Ad aiutarti nell'escalation alcolica, ci pensava Ben Nichols (autore di musica e testi) - un James Dean stropicciato con la voce di uno che ha passato una notte intera a litigare con la fidanzata. Sotto la pioggia e senza giubbino. A gennaio.
Tutto questo fino a 1372 Overton Park, strepitoso disco del 2009, carico di fiati, pianoforti zampillanti, riff alla Stones e, ok lo scrivo, tanto Memphis Sound. Qualche orecchio scafato ci aggiunga pure Springsteen e Replacements, i ragazzi non si offenderanno.
Poi il buon Ben (fratello del regista Jeff Nichols) si innamora, si sposa, diventa padre e smette di sbraitare alla luna (anche perché non credo gli fosse rimasta tutta questa voce dopo decenni passati a strapparsi le corde vocali nei peggiori bar d'America con centinaia di concerti all'anno).
Risultato? 3 dischi buoni ma niente per cui strapparsi le budella.
When you found me, decimo disco della band pubblicato a fine gennaio 2021 non fa eccezione: prodotto da Matt Ross- Spang come il precendente "Among the Ghosts", si segnala per un suono più cupo e cinematografico del precendente. I testi sono scarni, i personaggi vengono appena abbozzati e le canzoni sembrano colonne sonore di film scoloriti.
La novità , rispetto al passato, è data dalla presenza del sintetizzatore suonato da Rick Steff ed è una piacevole sorpresa poiché arricchisce canzoni come "Pull me close don't le me go", una piacevole ninna nanna da cantare alla figlia.
Non mancano altre canzoni riuscite come l'acustica "Coffin nails"- un altro racconto sulla guerra - la spettrale overture di "Have you lost your way" e la romantica e conclusiva title track. Da segnalare anche "The match" e l'uptempo "Back in Ohio" con un glorioso break di sassofono alla Big Man.
In definitiva niente di spiacevole sotto il sole ma nulla da inserire nella playlist da ascoltare prima della fine del mondo. Ah se almeno Ben si fosse degnato di raschiarsi almeno una corda vocale!
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