"E' allora che ho ritrovato tra le mie vecchie carte la traduzione dattiloscritta in francese che Renoir mi aveva ceduto, di un romanzo di James Cain, "II postino suona sempre due volte". Credo provenisse da uno scambio tra lui e Duvivier. Ho adattato questa storia coi miei collaboratori d'allora, De Santis, Alicata e Puccini. E ciò fu la sceneggiatura di "Ossessione". I fascisti la lasciarono passare, ma già durante le riprese mi causarono mille scocciature: pretendevano di vedere il girato man mano che lo mandavo a sviluppare, e quando il materiale ritornava a Ferrara, avevo già l'ordine di tagliare determinati passaggi. Secondo loro, avrei dovuto tagliare tutto. Feci orecchie da mercante, montai il mio film come volevo, e organizzai una proiezione a Roma. Fu come un'esplosione di dinamite nella sala: si vedeva un film che non si credeva possibile poter vedere. E in seguito "Ossessione" conobbe il più grande successo, malgrado diversi interventi dei fascisti: si videro persino degli arcivescovi andare nelle sale a benedirle (non invento niente, è la verità). Quando l'ultimo governo Mussolini si rifugiò al nord, il film fu trafugato: lo si tagliò e presentò nella sua nuova versione, e il negativo fu distrutto. Le copie che esistono attualmente sono stampate da un controtipo che avevo fatto fare."
E' il grande registra che parla e ci racconta la nascita e le peripezie di questo splendido film del '43: Visconti parte si dal romanzo "Postino suona sempre due volte" di Cain ma solo come canovaccio, in quanto abbandona gli aspetti piu polizieschi e si rifà al romanticismo cupo e al senso del destino del cinema francese: trasferisce nella pianura del Po i paesaggi sfumati e gli eroi sconfitti del "realismo poetico francese" di Renoir e M.Carnè.
Veniamo alla trama: Gino, un disoccupato, interpretato meravigliosamente bene da Massimo Girotti, si ferma in uno spaccio lungo il Po, gestito da l'anziano Bragana e dalla giovane moglie Giovanna (interpretata da Clara Calamai, inizialmente il ruolo era della Magnani che dovette rinunciarvi in quanto incinta). I due si innamorano e in breve tempo divengono amanti, senza che il marito se ne accorga. Gino propone a Giovanna di partire, di andare via insieme ma lei rifiuta per non tornare alla vita squallida di prima e così Gino parte per Ancona. Durante il viaggio fa amicizia con un artista, detto Lo Spagnolo, che gli propone di lavorar con lui. Ad Ancona un giorno Gino incontra Bragana e la moglie, giunti li per un concorso canoro. L'amore tra Gino e Giovanna non è spento e i due decidono di eliminare Bragana simulando un incidente stradale, che insospettisce la polizia.
Dopo il delitto il rapporto tra i due inizia a entrare in crisi e quando Giovanna intasca i soldi per l'assicurazione sulla vita del marito, Gino sentendosi usato, la lascia per una prostituta. Quando Giovanna gli dice di esser incinta i due amanti si riconciliano e tentano di scappare ma la macchina esce fuori strada, Giovanna muore e Gino è arrestato.
Il film colpisce innanzitutto per le sue splendide immagini: all'inizio ad esempio vediamo Gino entrare in scena scendere dal camion, dirigersi verso lo spaccio (il volto è nascosto da un cappello) che Visconti ci mostra con un movimento di macchina "stupendo". Poi questi entra, e la macchina da presa lo segue sempre senza veder il viso, avanza al bancone e dietro una tenda semiaperta si vede dondolare indolente una gamba femminile. Gino entra, si rivolge alla donna che lo guarda intensamente e finalmente, in controcampo, si vede il volto dell'uomo: di questo protagonista non sappiamo nulla (e questo si distacca dal neorealismo) ma bastan 2 inquadrature per farci capire questo incontro che porterà a una passione torbida e fatale.
Il tema del film è l'illusione, la fuga impossibile nel sogno e ciò il regista lo esprime nella contrapposizione tra le poche immagini luminose e aperte sul Po o sul mare in netto contrasto con le immagini generali del film legate ad atmosfere torbide, cupe, ambienti stretti e densi di ombre. Se da un lato il film non è realista in quanto Visconti era più attento alle atmosfere, all'intensità che hai fatti, alla trama (il film non mostra i fatti ma il prima e il dopo, la storia gira intorno a un delitto che non si vede) da un lato è l'inizio del Neorealismo in quanto è un film nuovo, che rompe col passato dei telefoni bianchi (ambienti sofisficati, esotici, personaggi buoni,...) e i film storici pieni di retorica fascista.
Il personaggio del film è un personaggio nuovo, un uomo vero e proprio, con la maglia strappata e la pelle bruciata dal sole, stanco per aver dormito su un autotreno, in questo è reale. Il film poi non attacca direttamente il regime, non vi sono accenni diretti ma lo attacca comunque: tutti i meschini personaggi di contorno (prete, la polizia) rappresentano una mentalità che è fascista, spendida la descrizione dello squallido modello di vita borghese Bragana è il simbolo di quest'uomo medio del periodo fascista col suo maschilismo e il suo paternalismo. L'attacco al regime è quindi espresso nella ricerca di una vita diversa, migliore: i due amanti sperano di fuggire a questa condizione di dosperazione ma il loro sogno di fuga termina, come sempre in Visconti, in una sconfitta.
Credo di aver fatto una recensione un pò confusa, ma su un film come questo faccio fatica perchè ci son tante cose da dire, comunque credo che il film, oltre a aver iniziato il Neorealismo (e non è poco), sia uno dei film con un romanticismo noir, torbido mai fatto in Italia.
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