“Lucia Bosè Seguramente el disco más raro e hipnótico de una actriz (en este caso italiana, pero afincada en España) metida a cantante, el de Lucia Bosè, junto al compositor Gregorio Paniagua en el disco Io pomodoro (1981)”.

Cominciamo a dire che “Io Pomodoro” è qualcos’altro, è un esperimento di un compositore spagnolo ed una attrice italiana che con apparente semplicità mettono in atto un improbabile “incontro tra due vettori raramente associabili: il talento e l’audacia”. Questo nostro caro mattacchione, armato di un solido humour, crea un ponte tra musica antica e musica moderna, mischia danze medievali e pezzi di musica popolare con elettronica e psichedelia non disdegnando un certo minimalismo attraverso l´uso di strumenti e sonorita´ inattese che con l’apporto dei testi visionari di Lucia Bosè proietta l´opera in un futuro infinito. Gregorio Paniagua è un infaticabile sperimentatore, multistrumentista, crea un suo atelier per ricostruire strumenti antichi che figurano nei manoscritti, una persona originale affiancato d’altro canto da una donna con un destino importante, la Bosè appunto. L´arsenale musicale impiegato per questa stravaganza varia dagli strumenti a fiato, a corde, percussioni, piano, sintetizzatori della nostra tradizione occidentale a strumenti di altre tradizioni musicali per poi non dimenticarsi tutto un ventaglio di suoni e rumori che amalgamano il sacro, la musica antica, la classica con quel caleindoscopio che e´ il ventesimo secolo . Non ci si capacita del perchè e del come di questa musica che sostanzialmente non esiste, ma è lì servita la vertigine completata dalla vena poetica inimmaginabile (per noi) di Lucia Bosè che ci consegna un regalo inestimabile: una sorta di confessione della sua essenza. Questo album è un UFO (Unidentified Flying Object o Unknown Flying Object) che ridisegna i confini temporali e accelera il nostro ciclico ritorno all’età dell’oro.

“I marziani sono verdi per mancanza di sangue, gli extraterrestri invece sono bianchi, nelle loro vene scorre solo l’anima, a volte divento pallida perchè il sangue corre tutto ai piedi per paura di coagularsi nel cervello, e l’anima si sdraia nel letto del mio corpo.

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