L'intro di questo album è una delle cose che non dimenticherò mai. Quelle note sparse che si raggruppano in una melodia, sono una delle cose più intense che abbia mai ascoltato. L'album in generale può essere definito come "musica silenziosa". È tutto così calmo, leggero, i suoni sono costruiti ad opera d'arte.

Ci sono passaggi con strumentazione frammentaria che descrivono paesaggi altrettanto frammentari, altri in cui i suoni si concretizzano in melodie classiche estremamente piacevoli con la voce che praticamente non canta ma fa da strumento.

Molti passaggi mi fanno riflettere sull vuoto della mia esistenza, vorrei tanto che questa recensione puntasse sul lato tecnico dell'album, ma non ci riesco. Non credo ci riuscirebbe nessuno.

Quello che rende incredibile quest'album è la componente psicologica. Atmosfere estremamente melanconiche, tristi ma belle allo stesso tempo. Che prendono la tua mente e la portano a riflettere sulla brevità della nostra esistenza (credo che l'album sia corto proprio per questo). Un battito di ciglia ed è tutto svanito.

Luciano Cilio è un maestro in questo, ha posto le basi delle colonne sonore italiane, ogni traccia ha un suo perché e le transizioni tra una traccia e l'altra sono perfette.

È una musica classica minimalista che non punta a stupire l'osservatore con maestosità o tecnicismi, stà nel suo piccolo e ti colpisce dritto al cuore.

Lo reputo indubbiamente il miglior disco della musica italiana.

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