"Fuori come va?". Bella domanda, di sicuro a Ligabue va benissimo. I fans non mancano mai, sui giornali viene osannato manco fosse John Coltrane, e il conto in banca è sempre più pesante. "Fuori come va?". Va benissimo signori. Peccato che a me (e non credo di essere un caso così isolato) tanto bene non vada. E badate, parlo come vecchio fans di Ligabue, uno che rimaneva incantato quando ascoltava "Piccola stella senza cielo" (una vita fa!), e che oggi, appena ascolta un disco di Ligabue, pensa che forse sarebbe stato meglio non conoscere il Liga post-1990. Eccezion fatta per "Lambrusco rose coltelli & Pop Corn", i dischi del Liga hanno quasi sempre rasentato l'osceno (anzi, "A che ora è la fine del mondo?" è l'osceno), e da "Sopravvissuti e sopravviventi" passando per "Miss Mondo", Ligabue non ne ha più presa mezza (qualcuno salva l'intermezzo miliardario di "Buon compleanno Elvis", ma va a gusti), e sempre, su tredici canzoni di un cd, a salvarsi sono due o, al massimo, tre. E anche "Fuori come va?" non fa eccezione.
Brani irritanti, testi scombiccherati, musiche autoplagiate: c'è tutto il peggio di Ligabue, e forse anche di più. "Tutti vogliono viaggiare in prima" è sostanzialmente la versione più rockettara di "Una vita da mediano" (per capirci, un cantico a chi non eccelle); "Questa è la mia vita" è una canzoncina composta giusto per fare da sottofondo a qualche spot o a qualche film (detto fatto, "Da zero a dieci", il secondo film del Liga ha, in colonna sonora, proprio "Questa è la mia vita"); "Il campo delle lucciole" dovrebbe sprizzare poesia ma non ha nè mordente nè fascino, nè tantomeno poesia; "Tutte le strade portano a te" è il solito lentaccio monocorde; "Chissà se in cielo passano gli Who" è una sciocchezza un pò nichilista (si chiede Ligabue, ma quando si muore, e si va in Paradiso, il disc jockey metterà gli Who?, fate voi); "In pieno rock'n roll" è una sorta di omaggio al fascino del rock, purtroppo rovinata da una musica inutilmente chiassosa e un testo ai limiti dell'imbecillità ("Ci son gli spacciati e gli spacciatori, le facce da culo gli illusi i migliori, i furbi di sempre e qualcuno che ci crederà, manuali su come salvarsi la pelle in fa"); e c'è "Nato per me", un modo per parlare della propria vita e del proprio scopo naturale, nascere e vivere bene, indipendentemente da cosa gli altri pensano, ma anche stavolta, musica chiassosa e testo arrogante.
Tutto da buttare? No, non proprio. Se nel precedente album Ligabue aveva scritto "Una vita da mediano", ecco due oneste canzoni, come dire, da mediano. L'intrigante "Eri bellissima" (il testo è sbalestrato, ma almeno è divertente) e un pò di poesia (intendiamoci, poesia spicciola) di "Voglio volere" ("Voglio riuscire a non crescere, voglio portarti in un posto che, tu proprio non puoi conoscere, voglio tenere qualcosa per me, qualcosa che sia per me, per me"). E anche "Libera uscita" si fa piacevolmente ascoltare. Confezione come al solito impeccabile (e capirai, costa più di 20 euro), ma, orrore degli orrori, contente un fogliettino da compilare e spedire per potersi iscrivere al Ligabue Official Fans Club. Forse, questa ostentazione di magniloquenza, alla lunga ha veramente stancato, e il successivo "Nome e cognome", bene o male, si assesterà su questi livelli. È ovvio, in giro c'è molto di peggio, ma anche sforzarsi con due canzoni e poi propinarne 12 è una bella fregatura. E in questo, Ligabue è maestro.
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