Anno 1992.
Dopo il successo de "La Sposa Occidentale" - terzo album con i testi di Pasquale Panella - album uscito nel 1990, considerato come "il più commerciale" per via delle 400.000 vendite sfiorate, motivo dovuto all'orecchiabilità della title-track passata periodicamente in radio, Battisti e Panella - oramai noti tristemente (ironia) al pubblico mogoliano come "la fine di Battisti", decidono di comporre un'opera sicuramente irripetibile, ovvero "CSAR" acronimo di "Cosa Succederà Alla Ragazza". L'album - quale ha venduto intorno alle 100.000 copie - è considerato come un concept e narra della giornata di una ragazza che viene continuamente menzionata all'interno delle otto canzoni del disco.
E allora vediamo l'inizio della giornata della ragazza, direttamente dal lato A - scusatemi ci sono abituato, possendendo un giradischi: un raccapricciante inizio. Difatti, nella prima traccia "Cosa Succederà Alla Ragazza", si fa riferimento a un rituale che vede come protagonista, appunto, la povera ragazza che, svegliatosi nella descrizione dell'alba, la barba, la curva della gola rasoiata che sono orli di gonna, sembra voler assistere alla presentazione di un eventuale omicida intento a soccombere il corpo della ragazza che volevano ricoprire di cioccolata. In questo scenario apocalittico notiamo una critica da parte dei mass media, tacciati di strumentalizzare le faccende per i propri porci comodi - "allora ricordarsi di fare delle foto, delle fotografie che possono sempre servire" - morendo, però, in quell'alone di ipocrisia che li caratterizza e che, al contempo, li avvilisce - "e non se ne parli più". In questo contesto prendiamo in questione l'importanza dell'acronimo "CSAR", come raffigurato nella copertina dell'album: infatti, esso si rifa alla CAESAR, appartenza politica - simile alla Massoneria - dove venivano eseguiti rituali da parte delle forze del governo (non a caso CSAR è somigliante a ZAR).
Battisti descrive la complessa narrazione di un Panella molto attivo con arrangiamenti al limite dell'elettronica - siamo nell'ambito della techno - quasi avanguardisti, sottolineati dalla linea di basso che si ripete all'infinito e dando un non so che di psichedelico nella canzone che, spesso e volentieri, si ritroverà all'interno dell'album. Come a voler dire sia che in ogni canzone varia la strumento ma che in ognuna di esse l'aspetto psichedelico rimanga compatto. Altri due elementi degni di nota all'interno del brano sono ovviamente i sintetizzatori e il canto di Battisti: sin dai tempi de "La Sposa Occidentale", infatti, l'artista aveva abbandonato gli strumenti classici (a corda, archi, fiati) per affidarsi al sintetizzatore, dimostrando di avere un potenziale molto elevato. Al contempo, il canto "robotico", quasi apatico del cantante rende il tutto ancora più spettrale, portando a considerare tale brano come uno dei più gotici del repertorio battistiano.
Il rumorismo psichedelico della prima traccia si interrompe, dando così vita all'ambigua seconda traccia "Tutte Le Pompe": sembra di essere in un'ambientazione tipicamente felliniana, coltivata da riferimenti surreali e ghiotta di doppi sensi e giochi di parole. La ragazza si ritrova all'interno di un bar dove parla volentieri ad un'amica del tale, il tal dei tali, Tizio Caio, descritto come il ragazzo che vorrebbe incontrare ma che, al contempo, non vuole perché combattuta dai sentimenti che entrambi provano per loro stessi; in poche parole, non si sono mai realmente incontrati. Il tutto mentre in un palazzo, vicino al bar, vi è il suicidio di una lady che si incendia un po' per sfizio, il cui amore, oramai inesistente, viene scombussolato dai cupidi, i frecciatori dal culetto nudo, che se la ridono e decidono di deridere, assieme alla scivolata delle relazioni, il suo marito dalla cravatta color lingua, un signor nessuno. Il suicidio, comunque, divampa in un incendio che porta alcuni pompieri a far uscire tutte le pompe con l'acqua nelle vene (da molti interpretato come un gesto volgarmente sessuale). La folla è in panico al bar, eppure in poco tempo i pompieri riportano tutto alla normalità e tutto scoppia in un cin-cin. Il Tizio Caio nominato dalla ragazza si intravede per le strade e lei, ingenuamente, dichiara il suo amore: lui ammette un "potevi dirlo prima" e il tutto finisce con un happy ending quale "io ti vedrei davvero volentieri, volentieri davvero ti vedrei".
Qui Battisti si addolcisce - ma neanche tanto - inserendo dei cori gospel che fanno intuire, da parte dello stesso artista o da Panella, un improbabile paragone con la chiesa, cosa ipotizzabile nella precedente traccia ma anche nelle prossime.
Difatti in "Ecco I Negozi", terza traccia del disco, notiamo vari riferimenti biblici e religiosi: Panella inserisce la ragazza in un contesto che riguarda vagamente la traccia "Il Diluvio" - presente nell'album "Don Giovanni" - dove ogni elemento della pioggia diviene fonte di vita per un'ironica descrizione di essa. La ragazza, si ritrova appesa su un filo di inaspettata malinconia, una malinconia che le incombe nel cuore: "così sei fortuna, hai trovato il posto più esclusivo della storia" recitano i versi del brano. Un brano oleoso di desiderio che lascia intravedere, alle orecchie di Battisti, un cantato rap iniziale e finale che sembra omaggiare e al contempo prendere in giro la nascente moda dell'epoca - almeno in Italia. "Le immagini in cui Antonio con Cleopatra si strapazzano ancora come otarie": è in questi riferimenti storici che nella ragazza risplendono dei riflessi onirici di tutto ciò che la circonda. Un benessere che deve scoprire da sola: l'amore.
Ma dopo l'oppressione di svariati testi al di sopra dell'ermetismo, ci ritroviamo dinnanzi quella che Battisti chiamerebbe una "canzonetta": difatti, circondata da elementi dub, techno ed electro, "La Metro Eccetera" è il riassunto dell'estetica panelliana. All'interno del brano ci ritroviamo dinnanzi la ragazza che, in una metro piena di gente che fa la trigonometria nei finestrini corrispondenti agli occhi alessandrini, o meglio ancora, che guarda fissa un suo sussulto fuso nel vetro (riferito alla ragazza), coglie l'attimo per visionare la monotonia della vita, inusuale per un testo di Panella, considerato che egli sia uno sperimentatore nato, al pari del suo collega Battisti che, nella semplicità della ritmica della pomposa base, decide di inserire elementi che differenzino la canzone stessa da un'eventuale hit radiofonica. Il primo esempio che mi viene in mente è "Potrebbe Essere Sera", direttamente da "La Sposa Occidentale".
Con "I Sacchi Della Posta" - quinta traccia del disco - ci avviciniamo pian piano al capolavoro del Battisti: il lato B - arridaje. La ragazza, oramai divina per il suo protagonismo, viene presentata con la scusa che le scarpe sono la precisa espressione del viso, come a voler dedurre che da esse si possa riconoscere l'emozione percepita da un individuo. Ella passeggia piano piano ma, improvvisamente, si rende conto di essere appena in tempo per la messa cantata e da qui parte una corsa per la quale perde un treno che la dovrebbe condurre ad un evento particolare. Subito dopo ella si ricorda di passare da un sarto senza manica sinistra, dall'ebanista, andando incontro allo stress giornaliero, percorrendo poi i minutini negli attimi, gli istanti.
Battisti prende letteralmente visione di ogni passo della canzone, scattando una perfetta fotografia della routine quotidiana, causata da disagi mentali e visioni che fanno sembrare la vita un vero inferno: tutto ciò lo si intuisce dalla ridimensione della concezione di musica all'interno del brano stesso, dove tutto si incupisce ancor di più che nella title-track. Inoltre, gli accordi della canzone rimandano a due canzoni: la recente "Tu Non Ti Pungi Più", ma soprattutto la colossale "Io Vivrò (Senza Te)", per cui lo stesso Battisti ha deciso di dare una leggera ritoccata agli arrangiamenti.
Il capolavoro dei capolavori lo si raggiunge in "Però Il Rinoceronte". Ci siamo: questa è l'apoteosi del repertorio battistiano, nonché miglior canzone mai concepita dall'artista. Nella sesta traccia del disco, Battisti ci delizia con un misto di avant-pop e synth pop, con qualche grammo di techno, ma proprio poco. La ragazza qui è protagonista del raggiungimento totale: l'innamoramento. L'amore viene considerato un gesto pazzo al pari di rompere una noce con il mento sopra il cuore: nella descrizione di Panella l'uomo è un animale che, al variare della sua lentezza, descrive il passaggio all'innamoramento con un altro individuo. E, come un circense dimostra di saperci fare nel suo mestiere, Panella riesce nell'intento di descrivere al meglio tale atto, raggiungendo picchi che forse mai più raggiungerà. Perciò il rinoceronte - animale duro di comprendonio preso in considerazione - ha il freno a mano e nella sua lentezza dimostra di essere capace ad amare realmente rispetto alla carne apparentemente più forte che se non si cuoce a fuoco lento rimane cruda dentro. Un capolavoro di tale bellezza dimostra, nella sua intimità, anche l'esternamento delle doti vocali di Battisti che rivedranno tale passo sfuggevole nuovamente nell'ultima traccia pubblicata dall'artista, ovvero "La Voce Del Viso", presente nell'album "Hegel".
In "Così Gli Dei Sarebbero", settimo brano del disco, Panella si rivela iconoclasta, ovvero distrugge un'immagine di cui universalmente ci appropriamo, in questo caso la normale lettura dei testi, già abbastanza arricchita in tutti gli album bianchi precedenti. In questa traccia si compie il discorso dadaista del Battisti post-moderno: qui egli, tramite gli arricchimenti dei versi da parte di Panella e l'esaltazione dei sintetizzatori e dei falsetti, descrive la follia da parte della ragazza protagonista nel dichiarare il proprio amore verso la merce, ma soprattutto verso la disumanità. Tali riferimenti la si ritrova in versi come "e lei si è invaghita del bitume, carbone con idrogeno composto" oppure in "cosa c'è da fare, vorrebbe lei portare questa sera dove stola, un accordo anulare, un'intera fila alle poste oppure la costiera amalfitana". Epico e al contempo alieno il verso "così come bambina, mancandole la esse, lei diceva "nettuno nettuno", così gli dei sarebbero un intimo difetto di pronuncia".
Il finale descrive la ragazza come seduta in mezzo al letto: difatti qui ella promette cosa non farà più, "Cosa Farà Di Nuovo". Con l'ultima traccia dal ritmo dub e dalle influenze funk, tanto che improvvisamente Battisti si esibisce in una strofa totalmente hip hop, la ragazza si sveglia alle 03:45 della notte sia perché il sonno se n'è andato all'improvviso sia perché si ferma il borbottio delle guanciotte. Il desiderio di fare qualcosa le passa via per la testa, ripensando a qualsiasi gesto compiuto nelle precedenti tracce, o meglio, storie. Il brano in sè è la perfetta raffigurazione della leggerezza, una leggerezza dovuta da una lunga attesa. A parer mio un Signor Finale.
In conclusione "CSAR" è un album stratosferisco, spaziale, universale, metaforico, felliniano, erotico, sensazionale. Probabilmente il miglior album bianco sia per la stravaganza dei testi, portati al limite del nosense che - in fondo - costruisce eccome il senso, sia per le folli musiche dalle influenze funk, dub, electro, avant-pop, synth pop di un Battisti che saluta vivacemente il suo passato, accompagnato dal compagno "Don Giovanni" che, precedentemente, lo aveva pubblicamente ripudiato.
Niente guerre, eh. A me piacciono entrambi i sodalizi. Pace!
Carico i commenti... con calma