I "dischi bianchi" di Battisti, bistrattati dai fans di vecchia data poichè giudicati troppo cerebrali rispetto allo standard cui il buon Lucio li aveva abituati, sono uno dei migliori esempi per iniziare a ragionare (anche se solo in retrospettiva) sulle abitudini musicali del popolo italiano.
Poniamoci per un attimo nei panni di un odierno cinquantenne che ha avuto vent'anni nel 1974, allietato dalle note di un Battisti dall'Anima Latina. Immaginiamolo nel 1994, preso dal sconforto di fronte ai propri 40 anni ad una vita futura che si annuncia in discesa e ad un Lucio che quasi lo sfotte sancendo : "A volte essere nemici facilita. Piacersi è così inutile." ("Hegel" - 1994).
Il fatto però che molti autori italiani abbiano "citato" ("sgraffignato" ?) i poco conosciuti testi di Panella (fatto che sempre più associa la figura di Zucchero a quella di un utilissimo parassita nell'ecosistema della canzone d'autore) è significativo. Significativo perchè sebbene gli Hard-Core fans di Battisti non abbiano apprezzato le invenzioni panelliane, nonchè gli arrangiamenti di Greg Walsh, evidentemente così non è stato per l'èlite dei cantautori, più sensibile alle innovazioni stilistiche ed ai nuovi lessici espressivi.
D'altra parte "Un affetto non si prova, si indossa direttamente" ("Per altri motivi" - 1988).
Con "La sposa occidentale" l'ormai nostro caro angelo tentava di porre rimedio a quella bruttura che fu "L'apparenza", come già fece all'epoca di "Don Giovanni", uscito dopo "E già" (unico album i cui testi furono scritti dalla moglie). Il ritorno di Walsh alla produzione (che si permette anche un atteggiamento semi-propositivo alla "Vorrei, non vorrei, ma se vuoi") porta alcune scelte radicali, uno su tutti l'utilizzo quasi esclusivo di strumenti elettronici, ma riesce comunque ad alzare di molto il livello qualitativo rispetto agli arrangiamenti del LP precedente.
Facendo un discorso meno legato al modus operandi ed inerente la "canzone" invece, in "La sposa occidentale" troviamo ancora quella forma libera che ha caratterizzato gli ultimi lavori battistiani: un applicare la cut-up technique di Burroughs alla canzone italiana. D'altronde i testi fanno molto letteratura Beat, quindi perchè no, vista e considerata la qualità finale di tracce come la Title Track o "timida molto audace" ?
In definitiva, il Battisti del 1990 è senza dubbio alieno e senza più la voglia di farsi vedere in pubblico ("Che ozio nella tournè di mai più tornare, nell'int(r)onata routine del cantar leggero" - "Don Giovanni" - 1986) ma possiamo ancora scaldarci davanti alla glaciale partecipazione con cui vengono cantate frasi come:
"Potremmo per miracolo inciampare con la stessa disinvoltura ed eleganza con la quale sprofondano i piroscafi in mare, con tutte le luci accese ", sorridere per uno spiccato, intelligente e mai banale Sense Of Humour che pervade ogni aspetto del LP e guardare negli occhi un grande artista accorgendoci che somigliano ancora ai nostri.
Oppure rimpiangere quelle che, se si vuole, si chiamano Emozioni.
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