Anno 1990.

L'ultima decade del ventesimo secolo presenta un terzo disco panelliano, in seguito alla caduta di vendite con il precedente album "L'Apparenza", di almeno due anni prima: quest'ultimo disco ha rappresentato una profonda rottura della canzone battistiana e italiana in generale. Difatti, se con "Don Giovanni", album del 1986, abbiamo trovato come punti di riferimento l'eccentricità di un Panella particolarmente ispirato e di un Battisti pronto a stravolgere la sua carriera musicale, sebbene ci sia già riuscito con l'esperimento di "E Già" - sia in termini artistici che commerciali - ne "L'Apparenza" quest'ultimo mette in moto il procedimento di destrutturazione del "Battisti commerciale", quello di "Emozioni" e di "Acqua Azzurra Acqua Chiara". Non a caso "Don Giovanni" richiama l'eco di un Battisti lontano, lontanissimo che si va a scontrare di prepotenza con quella che è una dichiarazione di ripudio stilistico-musicale; quest'ultima descritta nell'omonima title track.

Il Battisti panelliano è stato sempre criticato per la difficile comprensione dei testi ed eventualmente per l'uso abbondante di elettronica nei brani presentati. Eppure alcuni, per non dire tanti, caratterizzano Lucio Battisti come un cantante di musica leggera: ebbene, persino il Battisti del primo periodo è riuscito a fondere nella sua musica, con un approccio evidentemente più ascoltabile, il beat con l'R&B, il folk col blues, la disco col piano rock, il soft rock col funk, il rock'n'roll con la musica strumentale e il prog rock con la musica d'avanguardia, rimanendo attaccato per una serie di album ad un aspetto prettamente reverberiano, quindi pregno di arrangiamenti sinfonici. Poi, a meno che certi ascoltatori ascoltino Battisti per passatempo, senza neanche approfondire la sua figura, senza andare nei particolari, allora possiamo chiamare quest'ultimi ascoltatori medi.

Ma non sono qui a parlare di cosa ne pensa la gente di Battisti, bensì dell'opera d'arte che apre in bellezza gli anni '90, ovvero "La Sposa Occidentale". L'album parte dall'idea iniziale di un concept che parli dei problemi di una coppia coniugale. Difatti, possiamo tranquillamente considerare l'album come un concept, così come tutti gli album panelliani, eccetto "Don Giovanni" che, in ambito descrittivo, risulta un po' incompleto.
Come cominciare, però, un album simile? La copertina del disco ci illustra un quadro raffigurante un tetto coniugale con il fumo del camino stilizzato. Tale quadro sarebbe sostenuto da una figura esterna, metafora della vita e dei sacrifici contenuti in essa.
Varie sono le dinamiche: manco fossimo ne "Il Piacere" di D'Annunzio, ci ritroviamo dinnanzi ad un presente che presenta (chiedo scusa per la supercazzola) dei flashback narrati con tale attenzione e precisione da un Panella carichissimo. A parer mio, l'artista e il poeta hanno fatto bene a fare una cadenza biennale dei dischi da realizzare: la prova che più tempo faccia spazio all'impegno e al genio.
I protagonisti sono al lastrico: non si ama più questa coppia che, per otto brani consecutivi, dimostra di non pungersi più - di non avere più stimoli sessuali - di essere preda ad alcune noncuranze manifestatasi durante la loro relazione. Basti ricordare le umane e realistiche strofe "se cade un bicchiere da solo / se vola una sedia su uno scaffale / allora tutto ritorna normale": strofe che ululano probabili episodi di violenza domestica. Eppure, in questo clima movimentato, la coppia si rende conto che, ritornando insieme, essa possa "sopravvivere a tutto per innamorarsi", capendo con ciò uno dei significati più profondi della vita. Le nature più crude di Lei vengono esaltate nel brano "Timida Molto Audace", dove si scoprono le vesti di un'apparenza fisica, quale quella delle risatine che non sa trattenere, che non funzionano e che hanno una propria scadenza, quale vede una propria vittoria in "Mi Riposa", dove gli argomenti finiscono ed ella parla senza abbandoni. Un ricordo malinconico viene riservato per "Potrebbe Essere Sera", una delle tracce più orecchiabili del disco assieme alla title-track: qui le emozioni della ragazza viola paonazza vengono paragonate ai colori della sera, lucente e sibilante, e tale dolcezza la si ritrova in "La Sposa Occidentale", una delle tracce più importanti di tutto il repertorio battistiano. Qui Lui parla alla sua Lei nella maniera più sincera, ammettendo di fare l'impossibile per evitare catastrofi matrimoniali, seppur alla fine dello stesso brano si faccia riferimento ad un qualcosa di provvisorio - "così semmai, le rose / son spasimi, per ora": l'importante per il protagonista è ammettere un "te lo dico" proprio perché é più facile a dirsi e, promettendo all'infinito, rischia sia del fare del male a se stesso, che alla sua donna. L'amore è un pretesto, nel mondo occidentale, per dimostrare una non appartenenza al vero sentimento amoroso e un'altrettanta rilevanza al contratto stipulato nel momento in cui si dichiara di vivere e rispettarsi finché morte non li separi. Panella descrive tutto ciò in quello che non è un semplice album, ma un testamento fondamentale della musica italiana di fine millennio, un capolavoro sottovalutato che, il più delle volte, viene ignorato. [N.b: È così tanto ignorato che su Discogs, tra i generi, viene attribuito al letfield.] Battisti, com'è giusto che sia, compone alcune delle tracce più belle del suo repertorio: da citare assolutamente l'introduzione, "Tu Non Ti Pungi Più", ovvero un pugno lancinante che ti colpisce allo stomaco così forte da indurti malamente a continuare l'ascolto, ma anche la seducente - già citata - "Timida Molto Audace" e la straziante "I Ritorni", tra le tracce più struggenti dell'artista. A far colpo sono, come sempre, gli arrangiamenti: nella prima traccia troviamo notevoli scelte nei sintetizzatori - suonati da John Young - che, oramai, invadono l'orchestra battistiana, la quale in questo caso si fornisce di una notevole batteria elettronica suonata da Andy Duncan. Di essa, infatti, spicca il suono frizzante e acuto, tanto da essere paragonata alla batteria di "CSAR" - sempre suonata da Duncan - quest'ultima più pressante e pomposa. Infine l'atmosfera... L'atmosfera fa da padrona in questo disco. Quali sentimenti nascono? Spensieratezza? Noia? Malinconia? Tristezza? Ripudia? O tutti quanti messi assieme?

Un album favoloso, da ascoltare senza ombra di dubbio. Un inno ai sentimenti più nascosti, alle metafore vitali, ma soprattutto la distruzione del concetto occidentale di matrimonio evidentemente risaltato.

Carico i commenti...  con calma