Ciao è già post coito. Coito astrale, visionario, malinconico, disperato, stomp. Però c'è ancora molto oro che luccica in questo long playng di fine anni 90. Se "Non vergognarsi mai" è un pezzo ruffiano che fa a sua volta il verso a "Tu non mi basti mai", se "Io tra un'ora sono lì" assomiglia a un brano dei Gemelli Diversi (ma il Ragno deve cambiare: sempre!), se "Scusa" è il titolo di una ballata stiracchiata che pare chiedere perdono all'ascoltatore, se della nuova veste di "1999" si poteva anche fare a meno (l'originale è già un capolavoro), se "Trash" è il solito divertimento sgrammaticato del bolognese, cosa resta? Resta poco, ma quel poco è già tanto.
"Ciao" è un mantra, una parola ripetuta così tanto da perdere senso e riacquisirne continuamente, parla di guerra, e di vacanze che scorrono come sabbia tra le dita, nell'indifferenza consumistica, grassa e sostanzialmente lessa. "Là" si pone domande ultime di fronte all'universo come "La canzone della bambina portoghese" di Guccini, solo che è più emotiva e meno cerebrale, puro stile Dalla. "Trapiantoperso" è un grido accorato di sgomento e dolore, è il momento dell'abbandono alla vita, nel testo c'è un altro ciao, ma è un ciao già più definito, un ciao all'irregolarità del vivere. "Born to be alone" è la solitudine, la sfida di un uomo ad autorità e divinità. Infine "Hotel" è, con "Ciao", l'altro capolavoro del disco. Poco conosciuta, ma bellissima, dolorosa, inquieta, grigia, liberatoria. Dalla è cambiato ancora, e ad alcuni non piace più. Ma forse lo ha fatto per gioco, o forse per amore.
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