Caro amatissimo Lucio, e se licenziassimo quelli del marketing ? Niente contro la copertina disegnata da Manara (i disegni di Manara sono tutti, aprioristicamente, bellissimi) ma ci sono, in quest’operazione commerciale, alcune cose che definire ciccate è usare decisamente un eufemismo.

Innanzitutto mettere ad un prodotto nuovo, innovativo e diversissimo, la medesima copertina di una raccolta di successi natalizia, è in sé una vaccata. Poi il titolo “Classica & Jazz” è degno del peggior Pino Daniele degli anni del declino. E, visto che di declino anche tu ne sai qualcosa, e che questo prodotto, invece, ti avrebbe rivalutato agli occhi di molti (che probabilmente lo ignorano e lo ignoreranno), la strategia di marketing appare quantomai improvvisata, dilettantistica e da poche lire. Facciamo una cosa: divulghiamo la conoscenza del prodotto, parlando del “quadro” e lasciando perdere la “cornice”.

Si tratta di due dvd, dunque stiamo rivolgendoci a chi la musica ama vederla, oltre che sentirla. Io, personalmente, rimango principalmente un ascoltatore, ma devo ammettere che l’avvento del dvd musicale ha senz’altro più dato che tolto. Un dvd ha gruppo e arrangiamenti “jazz”, l’altro “classici”. Da qui l’improvvido titolo. Sì, perché non si parla di musica classica o di musica jazz, ma del linguaggio cantautorale applicato all’una e all’altra, con esiti, in questo caso, felici, umili, sentiti, lontanissimi dal Dalla da classifica (o da quello che fa qualunque isterica porcata pur di finirci, in classifica) a cui ci eravamo purtroppo abituati negli ultimi anni. Premettiamo che entrambi i dischi sono suonati e interpretati molto bene, ovviamente con la canonicità tipica d’un genere e la libertà tipica dell’altro. Beppe D’Onghia e il Nu-Ork Quintet si occupano del disco “classico”, registrato al teatro greco di Tindari ed al Teatro Romano di Verona. Il repertorio di questo disco oscilla tra le pagine più belle e vere della carriera dalliana (“Piazza Grande”, “Anna e Marco”, “Cara”, “Futura”, “43.43”) ad altre più commerciali e a volte sul limite del pecoreccio (“Attenti Al Lupo”, “Tu Non Mi Basti Mai” o la tragica “Canzone”). Inedita la “canzonizzazione” del concerto per violino il la minore, op. 3 n. 6 rv. 365 di Vivaldi (“Il Coraggio Di Volerti Bene”). Dicevo: interpretazioni lodevoli, mai fuori luogo anche se, ovviamente, limitate dai canoni e dall’eccesso di scrittura. Lucio dimostra d’avere ancora, intatto, tutto il carisma e il talento che sapevamo.

Ma il bello, bello davvero, viene col disco intitolato “Jazz”. Registrato alla Avo Session Baset in Svizzera, nel 2004, con in quartetto di Stefano Di Battista, è davvero una delle migliori sintesi di jazz e cantautorato che la storia ricordi. Lucio in una forma splendida. Vocalmente ineccepibile e con la libidine degli anni d’oro, con un clarinetto che vola altissimo, magari non tecnicissimo ma pieno d’anima, e col gruppo di Di Battista in una forma incredibile. Affiatamento allo stato puro. Il leader, che nello stesso anno da alle stampe l’eccellente “Parker’s Mood”, uno dei migliori omaggi a Bird di sempre, è in una forma incredibile, di tecnica e di anima. Si tratta davvero di uno dei migliori sassofonisti oggi in circolazione, da ogni punto di vista (fraseggio, tecnica, timbro, ecc…). Comparsata inevitabile quella della moglie Nicolai, uno dei tanti figuri sanremesi che nominano invano il nome del Jazz (ma, si sa, con le mogli gli errori non si contano e, alla fine, non contano), ma che qui non basta a intaccare la perfezione dell’opera. Probabilmente il miglior prodotto di Lucio Dalla degli ultimi vent’anni e certamente il suo miglior “live”. Qui la scaletta non offre il destro a critiche e l’inedita (ha messo il testo su “My Song” di Jarrett -!!!- rischiando la scomunica per eresia) è inaspettatamente e incredibilmente bella.

Insomma: si gode e ci s’incazza, soprattutto pensando a quel che Lucio potrebbe essere, sempre e non sporadicamente, e non è. E, fidatevi (non è il mio lavoro ma…fidatevi), avesse optato per una copertina scura, con una bella foto di palco, caratteri sobri e scritta piccola e bianca “Lucio Dalla dal vivo con lo Stefano Di Battista Quartet”, probabilmente lo conoscereste e l’apprezzereste. Finirà al 3x2 nei cestoni dell’Iper: compratelo.

Lucio, torna a scrivere e suonare come sai. E licenzia quelli del marketing.

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