Lucio Fulci è uno dei più grandi registi italiani, un pioniere dell'arte cinematografica ed uno dei filmmakers più incisivi del panorama orrorifico nostrano. Quello che mi accingo a recensire è considerato da molti il suo capolavoro, un opera matura e dotata di un forte impatto estetico e registico che va a inserirsi a forza, nonostante lo stesso Fulci si definisca "un terrorista dei generi" a causa della natura contrastante dei suoi lavori, fra i capisaldi del genere dei B-Movies Splatter.

Il prologo viene affidato ad un segmento di pellicola virato in color seppia dove una giovane donna cieca, Emily, legge i passi di un antico libro intitolato"Eibon", cui viene frapposto un flashback ambientato nella New Orleans del 1927, in cui un pittore incolpato di stregoneria e rifiugiatosi in una locanda, viene sorpreso da un gruppo di uomini inferociti e frustato con delle catene, per poi essere crocifisso ad una parete dello scantinato e ricoperto di calce viva. Nessun dettaglio viene omesso: le catene lasciano profonde lacerazioni sul voltoe sul corpo del pittore, e quando questo viene ricoperto di calce, la telecamera ne mostra il volto nel processo di sciogliersi, lasciando allo spettatore l'idea di ciò che sarà mostrato nel resto del film.
Si passa quindi allo svolgersi della vicenda vera e propria, nella New Orleas dei giorni nostri: Liz Merrill è un'ex-modella che ha da poco ereditato il suddetto albergo, ora in rovina, e che, decisa a riaprirlo, ne ha incominciato la ristrutturazione. Ma i lavori non vanno come previsto: un imbianchino, spaventato dalla visione del viso di una donna cieca, cade da un impalcatura, morendo.L'idraulico, nel frattempo, avventuratosi nello scantinato allagato dell'edificio, viene ucciso da una misteriosa mano che ,spuntata da un foro nella parete, gli pressoché strappa gli occhi dal volto. Ignorando i consigli di Emily, la donna cieca del prologo apparsa in visione allo sfortunato imbianchino, e che incontra Liz per avvertirla dei pericoli cui va in contro ristrutturando l'albergo, la giovane ex-modella si ritroverà coinvolta in una spirale di apparizioni oniriche, fino a quando, terrificata, non comprenderà la vera portata del male che è in procinto di liberare aprendo una delle sette porte dell'inferno, che sorge al di sotto delle fondamenta dell'albergo. Sarà però troppo tardi per Liz, che insieme al dottor McCabe, assisterà al risveglio dei morti sottoforma di zombie nell'ospedale locale, fino a giungere allo spietato, magnifico finale dove i due si ritrovano per l'appunto, a vagare per l'eternità nel fatidico "aldilà".
La pellicola, da buon b-movie, non è ovviamente priva di, seppur piccoli, difetti dovuti per lo più al bassissimo budget di produzione. Basti notare la scena delle tarantole, palesemente finte, che uccidono l'amico di Liz verso la metà del film, oppure qualche elemento di superficialità legatoalla recitazione, seppur mediamente buona, degli attori o all'eccessiva inverosimiglianza di qualcun altra, come quella della pistola con munizioni infinite nella scena dell'ospedale invaso dagli zombie. Ma è facile passare sopra dettagli del genere a favore di una regia eccellente regalata da Fulci, in una delle prove migliori della sua carriera, e di un prodotto complessivamente ottimo, capace di tenere lo spettatore col fiato sospeso durante le sequenze più cariche di suspense (l'uccisione di Emily da parte del suo stesso cane, un rimando neanche tanto implicito al Suspiria di Dario Argento, qui citato anche per Inferno, da cui il film riprende la tematica della porta collegatrice ad un altro mondo) e con gli occhi chiusi nei segmenti più squisitamente splatter. È necessario sottolineare in tal senso il magnifico lavoro di produzione degli effetti speciali, artigianali ed efficaci, capaci di disgustare al punto giusto, che toccano l'apice nella perforazione dell'occhio della domestica Martha, e l'esplosione del cranio della bambina posseduta nell'ospedale. 
"...E Tu Vivrai nel Terrore! L'Aldilà" è una grande pellicola perchè fra i titoli dei film di genere spicca per la sua riuscitissima componente horror e per delle scene rimaste impresse nella storia del cinema (l'epilogo e l'apparizione di Emily sull'autostrada deserta su tutte), dando uno spaccato della diversa caratterizzazione dello stilema orrorifico del cinema italiano rispetto a quello d'oltreoceano. Mentre quella del cinema italiano è infatti un idea dell'orrore più tendente alla connotazione psicologica e filosofica, ben rappresentata da Fulci nello sconvolgente finale della pellicola in questione, quella americana potrebbe essere ricollegata invece ad una paura più pragmatica, legata ad aspetti più concreti della vita quotidiana (si guardi ad esempio il significato rappresentativo sociale di The Night Of The Living Dead di Romero). La trama, seppur derivata da quella dei film saliti alla ribalta negli '80 incentrati sulle case maledette o infestate, allungata con qualche elemento che strizza l'occhio ad Argento e qualcun' altro alla rivoluzione "zombie" dei film di Romero (anche se quella degli zombie nel film di Fulci fu un'imposizione dei distributori tedeschi), riesce a coinvolgere lo spettatore e ad immergerlo in un opera visionaria e violenta, forse la più estrema del regista.
"Ora affronterai il mare delle tenebre e ciò che in esso vi è di esplorabile"
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