Sono Pozdnyshev, quello a cui è capitato quell'episodio critico al quale alludete, l'episodio d'avere ucciso sua moglie.

Lev Tolstoj vi accompagna su un treno, in Russia, fine '800. E un signore, seduto accanto a voi, si inserisce così nel bel mezzo di uno di quei futili dialoghi da scompartimento. E vi rivela la sua storia.

- Suonavano la Sonata a Kreutzer di Beethoven, - egli continuò. - Conoscete il primo "presto"? Lo conoscete? Uh! Uh! E' una cosa terribile quella sonata. E appunto quella parte. E la musica in genere è una cosa terribile! Che cosa fa? E come mai fa quello che fa? Dicono che la musica agisca in modo da elevare l'anima: sono sciocchezze, non è vero. Agisce, agisce terribilmente, parlo di me stesso, ma niente affatto in modo da elevare l'anima; non agisce in modo né da elevare, né da abbassare l'anima, ma in modo da eccitare l'anima. Come dirvi? La musica mi costringe a dimenticarmi di me, della mia vera situazione, mi trasporta in una situazione nuova, e che non è la mia. (...)
Perché colui che ha scritto, per esempio, la Sonata a Kreutzer, Beethoven, lo sapeva bene come mai si trovava in quello stato d'animo: quello stato d'animo l'aveva indotto a determinate azioni, e perciò quello stato d'animo per lui aveva un senso, per me invece non ne ha nessuno. Ed è perciò che la musica eccita soltanto, non conclude. (...)
Si può forse ammettere che chiunque vuole ipnotizzi un'altra o molte persone e poi ne faccia quello che vuole? E, soprattutto, che questo ipnotizzatore sia la prima persona immorale che capita? Se no un mezzo terribile rimane nelle mani di chiunque capiti.
Prendiamo come esempio magari questa Sonata a Kreutzer, il primo "presto": si può forse suonarlo in un salotto, in mezzo alle signore scollate, questo "presto"? Suonarlo e poi applaudire e poi mangiare un gelato e parlare dell'ultimo pettegolezzo? Queste cose si possono suonare in determinate circostanze importanti, ragguardevoli e quando si devono compiere determinati atti importanti, conformi a questa musica. Suonare e fare ciò a cui ci ha predisposto questa musica. Se no l'evocazione fuori tempo e fuori luogo di un'energia sentimentale che non riesce a manifestarsi in nessun modo non può non avere un'azione deleteria.
Su di me, almeno, questo pezzo ebbe un'azione tremenda: fu come se mi si scoprissero dei sentimenti che mi sembravano nuovi, delle nuove possibilità che fino allora non conoscevo. "Sì, ecco com'è, tutto diverso da come pensavo e vivevo prima, ecco invece com'è", era come se dicesse una voce nell'animo mio. Che cosa fossero queste novità che avevo imparato a conoscere, non potevo rendermene conto, ma la coscienza di questo nuovo stato era molto gioiosa. Tutte quelle persone, e nel loro novero anche mia moglie e lui, mi apparvero in una luce interamente diversa. Dopo questo "presto" essi suonarono ancora il bellissimo, ma usuale e non nuovo "andante" con le sue volgari variazioni e il debolissimo "finale". Poi suonarono ancora, a richiesta degli invitati, sia un'elegia di Ernst, sia varie altre cosette ancora; tutto questo era bello, ma tutto questo non suscitò in me neppure la centesima parte dell'impressione che m'aveva suscitato il primo pezzo. Tutto questo avveniva ormai sullo sfondo dell'impressione che aveva suscitato quel primo pezzo. Fui disinvolto e allegro tutta la sera. E mia moglie non l'avevo mai vista come era quella sera.

Il talento più puro della storia della musica si chiamava Ludwig Van Beethoven. Spaccava le corde e i martelletti di tutti i pianoforti su cui metteva mano, perché un limite non ce l'aveva. E spaccava le anime.

Carico i commenti...  con calma