"Il Compagno Don Camillo" è l'ultimo capitolo dei celeberrimi films tratti dalle opere di Giovanni Guareschi ed usci nel 1965. Non è certo il migliore della serie, in quanto comincia ad essere un po' ripetitivo e le varie vicende iniziano ad apparire scontate, non c'è più l'effetto novità dei primi episodi. Nonostante sia passato oltre un decennio da "Don Camillo" i personaggi non sembrano invecchiati di un giorno. E' comunque una brillante, divertente e godibile commedia e costituisce indubbiamente un valido intrattenimento. Benchè siano ormai datati, questo e gli altri episodi continuano ad affascinare un pubblico trasversale ed eterogeneo. Riscuotono un buon successo anche tra i più giovani.
La regia de "Il Compagno Don Camillo" è affidata al bravo Luigi Comencini. Si dice che abbia accettato di dirigere questo film per riuscire a pagare alcuni debiti. Come sempre, i due carismatici attori protagonisti Fernandel e Gino Cervi sono autori di una splendida prova, che aggiunge valore all'opera. Superba in particolare l'interpretazione dell'attore francese nel doppio ruolo di Don Camillo e del compagno Tarocci. La trama si svolge in parte nell'ormai famosissima Brescello e in parte in un paese della Russia sulle rive del Don, anche se in realtà tutte le riprese sono state effettuate nella campagna emiliana.
I vari scherzi e diverbi tra il parroco e il sindaco sono qui ai massimi livelli, e sono davvero esilaranti. Possiamo citare a questo proposito Don Camillo che rinchiude Peppone in una roulotte insieme ad una donna nel corso di una scappatella e minaccia di farla aprire a sua moglie se non avesse accettato di farlo partecipare (sotto mentite spoglie) al viaggio nel paese russo col quale era stato gemellato Brescello, gemellaggio che aveva suscitato grandi proteste tra i cattolici, compreso uno sciopero della fame di Don Camillo. Il sindaco restituirà pan per focaccia alla fine, quando col ricatto di una foto convince il reverendo a farsi seguire in un pellegrinaggio travestito da prete. Un altro tiro mancino viene tirato da Don Camillo in Russia, quando abbandona Peppone alle cure della sanità sovietica in seguito ad una potente sbornia, nonostante fosse assolutamente contrario.
Il film offre anche una rappresentazione storica del periodo. Viene citata indirettamente la guerra fredda, e non è un caso che il pellegrinaggio finale abbia come meta gli Stati Uniti, e soprattutto si mette in risalto il periodo governativo di Kruscev, compresa la sua destituzione, avvenuta proprio in quegli anni. La paura della comitiva per il sospetto che i russi avessero scoperto la vera identità di Don Camillo con le possibili conseguenze è lo specchio del pensiero che c'era sull'Unione Sovietica da parte di alcuni dopo la destalinizzazione di Kruscev. Una grande ammirazione da una parte, ma anche un grande terrore dall'altra. Ci sono anche dei momenti più tristi e malinconici nel film, che spezzano l'atmosfera prevalentemente leggera e rilassata. Uno di questi è la visita del Brusco (compagno di Peppone) alla tomba del fratello morto durante la campagna di Russia nella seconda guerra mondiale, un altro la confessione di un pope a una donna morente su pressione di Don Camillo, dato che si nascondeva per paura di essere perseguitato dal regime.
Penso che alla fine della visione lo spettatore non abbia ragioni per essere deluso.
Va detto che nel 1971 era quasi ultimato il capitolo successivo, "Don Camillo E I Giovani d'Oggi", ma Fernandel si ammalò gravemente e mori nel giro di pochi mesi. Gino Cervi si rifiutò di lavorare senza di lui e cosi il film rimase incompiuto. Usci nel 1972 con un generale cambio di attori, tra cui citiamo Gastone Moschin nel ruolo di Don Camillo, ma fu un insuccesso, poichè non era che la fotocopia molto sbiadita degli inimitabili originali episodi.
In definitiva, merita un buon giudizio (per quanto mi riguarda anche per le emozioni e i ricordi che mi legano a questa pellicola), soprattutto tenendo conto del fatto che in futuro commedie cosi belle, sobrie e genuine sarebbero diventate sempre più rare.
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