LUIGI GRECHI - "CAMPIONE SENZA VALORE"

Quasi nel silenzio, nell'ombra, nella quiete della sua pausa, è tornato a proferire parola il girovago della poesia, il vagabondo delle note. Dal cuore della selvosa Umbria, nel suo ritiro di fine estate, Luigi Grechi ha radunato gli amici più intimi ed ha riscovato alcune gemme del suo originale repertorio.

Dopo un tour estenuante, alla continua ricerca del calore umano, della strada, dell'incontro, Luigi si è fermato; una pausa mai tanto opportuna in questa società del fast&furious. Si è fermato ed ha riaperto il suo diario, riprendendo alcune riflessioni appoggiate solo qualche mese fa e completando con la pagina mancante. Luigi sceglie con cura pochi brani, li estrae certosino dal suo repertorio e ce li consegna in un opera breve ed artigiana. Quattro pezzi che hanno un senso in questo momento storico, non casuali, che esprimono l'urgenza di recuperare la Verità, il vero senso delle cose, di discernere le false realtà e le tristi finzioni dal nocciolo dell'esistenza, come sempre nell'opera di Grechi.

Il motivo ufficiale per la ripubblicazione di queste canzoni è che i vecchi brani sono irreperibili in quanto appartenuti a dischi ormai fuori catalogo. Tra cassette autoprodotte, mini-cd, riedizioni, tentate produzioni e uscite ufficiali, ricostruire una precisa discografia di Luigi Grechi è compito difficoltoso. Con riserva, si può parlare di sei dischi ufficiali (i primi tre usciti nel '75, nel '77 e nel '79 e gli altri tre nell'87, nel '99 e nel 2003) in trent'anni esatti di carriera non continua. Il carattere libertino, l'anima disinteressata ed errabonda, hanno portato Luigi a slegarsi da qualsiasi casa editrice (nonostante i pregevoli risultati ottenuti nel 2003 con “Pastore di Nuvole”, frutto di un sereno rapporto con la Sony), per autoprodurre questo mini-CD con la bandaccia costituita da: Dayana Sciapichetti (fisarmonica, armonica a bocca, piano, tastiere). Franz Mayer (Contrabbasso), Alessandro Valle (Dobro, pedal steel guitar, chitarra).

In venti minuti si riascoltano volentieri, "Dublino" brano memorabile a cui da il proprio apporto anche il più giovane di casa DeGregori (Francesco). Suonata con piglio, tinte di country più marcate che in passato e con un cantato strascicato ma vissuto. La migliore traccia, la più carica, è la meno nota "Il pozzo numero nove", bella e credibile storia, che Luigi spiega così, a Maggie's farm, in una intervista recente: ”Gesualdo Bufalino ad un certo punto del suo libro (Argo o della memoria), apre un capitolo scrivendo pressappoco così: "Era il 1951, l'estate era torrida etc. . . Compro il giornale e leggo "È stato spento finalmente l'incendio del pozzo numero 9 di Ragusa dall'esperto americano Mr. Kinley"...È quindi una storia vera - o almeno presumo che lo sia... Io ho immaginato la scena dell'incendio, e del suo spegnimento ad opera di Mr. Kinley, come vista dagli occhi di una famiglia di siciliani da una collina...".

"Tutta la verità su Manuela" e "Il mio cappotto", recuperate da lavori degli anni '70, rendono merito alle immagini ed al gusto che già avevano nella memoria. Luigi Grechi, con questo disco, torna a farci riflettere, a porci fondamentali domande senza chiudere alcun interrogativo, torna ad un argomento tra i suoi più cari, la Libertà. Luigi, sembra voler suggerire che nella sola ricerca sta la vera libertà. La libertà è la possibilità di ricercare continuamente, di esplorare a fondo le cose della vita: "..sono un ricercatore, non un uomo libero, chi si professa “libero” è già schiavo della propria etichetta, è vittima del proprio status, della propria staticità.." sembra raccontarsi in un'istantanea parafrasi. Ma ancora, nel brano "Il mio cappotto", ci avverte che la libertà è ricerca, movimento, non in senso geografico, ma ricerca eminentemente interiore, spirituale, è indagine tra gli umori e i moti dell'anima. Luigi Grechi ha fatto della metafora del viaggio un' intera carriera artistica, discontinua, tra soste, salite, discese, paesaggi diversi ricchi di fascino, come in un pellegrinaggio sui sentieri della Dea Musica. "..Ma è libertà davvero pigliare un altro treno e fare il pendolare per l'eternità?È libertà davvero quell'essere sicuroche quello che tu cerchi è un poco più in là?La libertà più vera è rifiutare ogni avventuraè dire a tutti quanti: io rimango proprio qua! È dire a tutti quanti: rimaniamo al nostro posto, ogni giorno c'è qualcosa da difendere e proteggere ad ogni costo.." In questa occasione, Luigi l’osservatore, approfondisce, con sguardo gentile e tiepido di sentimenti umani, gli errori della nostra svilita società, che proprio il calore, i sentimenti e l'essenza del vero sembra aver dimenticato.

Non v'è retorica, non vi sono luoghi comuni, la pagina di Grechi è intrisa della letteratura italiana di inizio `900, racconta storie surreali, divertenti e terribilmente acute, non è mai greve, ne mai disimpegnata.

Questo lavoro, nella sua modestia artigiana è un piccolo saggio del talento e della credibilità del Grechi artista, mai presuntuoso, svincolato dalle logiche di mercato, che spesso nuocciono all'arte, e dall'isteria dei discografici. Un opera individua, dotata di senso proprio. Un bel lavoro di revival, anche se scarno. Sono ancora vacanti e persi nel tempo grandi brani come "Il chitarrista cieco", "Rock della crostata", "Come state" del '79 o "Accusato di libertà" e "Buonanotte Nina" (questa di un giovanissimo Francesco DeGregori) del 1974, che meritano nuova vita e speriamo di rincontrare, prima o poi, sui sentieri della musica.

Un disco d’autore in parsimonia di mezzi.

Carico i commenti...  con calma