Conoscevo Luigi Musolino per i suoi straordinari racconti. In particolare mi aveva colpito Nere colline del supplizio, non a caso vincitore del Premio Hypnos e poi inserito nella splendida antologia Uironda. Ora Musolino si cimenta con il romanzo e, sicuramente, si tratta di una scelta ambiziosa. Non tutti gli scrittori italiani horror riescono ad essere convicenti sulla lunga distanza. Personalmente ho apprezzato, in particolare, Il diacono di Andrea G. Colombo e L’estate di Montebuio di Danilo Arona oltre al sempre bravo Nicola Lombardi ma gli esempi non sono così numerosi. Tuttavia avevo grande curiosità di leggere un romanzo di Musolino e dico subito che questo Eredità di carne non mi ha deluso. Si tratta di un ritorno alle atmosfere folk-horror che caratterizzavano libri come Bialere. Storie da Idrasca e Oscure regioni e che sono un po’ il marchio di fabbrica di scrittori piemontesi come il citato Danilo Arona ma anche di Maurizio Cometto e Christian Sartirana. D’altra parte la provincia italiana sonnolenta genera mostri: come dimenticare che Tiziano Sclavi proviene da Broni nel pavese mentre Sergio Bissoli è di Cerea nel profondo veneto.

La vicenda è ambienta nella Val Chisone nel paesino di Roure. Qui vive un’esistenza disperata Michele Ciot: è entrato in crisi da tempo, ha perso il lavoro e la fidanzata soffre di una bronchite cronica e di problemi di alcolismo. A ben vedere già dall’incipit del romanzo traspare l’orrore della solitudine di un’esistenza miserabile, quella in fondo vissuta da molte persone abbandonate a se stesse nei piccoli centri. Un messaggio di un suo vecchio amico, Oliviero Cardon, gli fa balenare la possibilità di una rinascita. Cardon gli propone di fare una visita al vecchio sanatorio Pracatinat, isolato sulle montagne, per rubare una collezione di mobili antichi. L’impresa lo lascia inizialmente perplesso ma finirà poi con l’accettare. Sullo sfondo si stagliano però l’antica leggenda della Strega Cannibale – una povera donna martirizzata dai nazisti, con la complicità del popolino, durante la Resistenza e assurta, col tempo, al ruolo di mostro – mentre i fantasmi dell’infanzia riportano alla luce una vecchia storia avvenuta proprio all’interno del sanatorio in cui, in compagnia di un’amica poi morta per overdose di eroina, subirà un trauma. Il sanatorio Pracatinat è al centro di questo libro e rappresenta indubbiamente il classico “topos” del “brutto posto” tanto caro alla narrativa horror da Shirley Jackson a Richard Matheson fino a Stephen King. Man mano che la vicenda si svolge aumenta anche la tensione: Musolino è un maestro nel creare il giusto “climax” e il libro si legge tutto d’un fiato. L’epilogo che si consuma all’interno del sanatorio, dove Michele Ciot e Oliviero Cardone si trovano intrappolati, è qualcosa di angoscioso e terrificante e difficilmente si può dimenticare. Alla fine fa la sua apparizione la fantomatica strega ma questa, come anche altri fenomeni che vengono descritti e che sembrano infestare la Val Chisone, appartengono forse agli orrori della mente e ai traumi sepolti nell’inconscio che riemergono alla luce. Non è facile distinguere fra realtà e allucinazione e anche in questo sta il grande fascino di questo libro in cui l’autore ha dato sfogo alle sue ossessioni. Ci sono anche le SS in versione zombie. Insomma Musolino non si è fatto mancare proprio nulla! In questo senso Eredità di carne fa venire in mente, più che Lovecraft, Stephen King e anche Clive Barker per certe situazioni splatter. Se amate l’horror non fatevi sfuggire Eredità di carne: vi assicuro che i brividi sono assicurati.

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