Luigi Musolino è il migliore scrittore horror italiano: pochi altri autori riescono ad evocare, partendo da un contesto realistico, le paure ancestrali e irrazionali che popolano la nostra psiche. Musolino scava nel nostro inconscio riuscendo a portare alla luce gli abissi di oscurità che vi si celano.
Chi segue la scena horror-weird italiana sicuramente avrà già avuto modo di apprezzare le sue qualità: il suo racconto Nere colline del supplizio che ha vinto il Premio Hypnos e’ un piccolo capolavoro weird dalle atmosfere cupe e inquietanti. Ha anche alle spalle 2 raccolte di storie dell’orrore ovvero Oscure regioni e Oscure regioni 2 che scandagliano le tradizioni del folklore “popolare” italiano. Ricordo anche il lungo racconto Nelle crepe uscito per Vincent Books. Di recente ha affinato il suo stile con la splendida antologia uscita per la Hypnos intitolata Un buio diverso e da me recensita qui su DeBaser.

Sicuramente da ricordare è anche Uironda, antologia uscita per la Kipple Officina Libraria nel 2019. Si tratta di una raccolta che contiene 10 racconti di assoluto livello che confermano il talento dello scrittore piemontese. La storia iniziale L’isola e l’abisso ha un’ambientazione esotica in cui un gruppo di naufraghi al largo dello Sri Lanka si troverà a trovare riparo su un’isola vivente, vera e propria manifestazione di una divinità senza nome. Nel seguente Acido lattico la paura viene da un’impercettibile ed inquietante cambiamento nel paesaggio, nello specifico della campagna piemontese, che porterà il protagonista ad esplorare un’altra ed oscura realtà. Njambi (Traversate) ci porta invece ad esplorare gli orrori – sotto forma di cadaveri di bambini resuscitati – riportati alla luce dal mare nella rotta attraversata dai migranti per giungere in Sicilia: l’effetto è davvero terrificante. Il citato Nere colline del supplizio è molto potente: improvvisamente il paese di Orlasco viene circondato da misteriose colline nere come la pece che simboleggiano un Male atavico, una sorta di Vuoto incomprensibile e inconoscibile all’uomo. Il racconto che dà il titolo a questa antologia ovvero Uironda narra la vicenda di un camionista che si troverà ad entrare in una regione ignota.

Come ha ben scritto Andrea Vaccaro nell’introduzione, Uironda rappresenta “un confine, un confine tra la luce e l’oscurità, tra il noto e l’ignoto”. In “Formiche” viene invece descritto una sorta di orrore in chiave “entomologica”: sembra che l’autore abbia un certo interesse per l’argomento infatti altrove cita più volte i cervi volanti. Forse il vertice di Uironda è però rappresentato da Il terzo piano e mezzo della scala D, una lunga storia ambientata in un tetro e grigio condominio come se ne vedono tanti: nei recessi oscuri e squallidi dell’edificio, in cui si annida un’umanità reietta e derelitta, alcuni ragazzini – che possono ricordare quelli di IT di Stephen King” – , durante i loro giochi, accederanno ad un’altra dimensione del reale. Il finale, in cui uno dei bambini rimane prigioniero in questa realtà alternativa, è bellissimo, molto potente ed onirico. La chiusura è affidata a Nelle crepe qui giustamente riproposto, vista la qualità, dopo l’edizione Vincent Books: è un racconto che si legge tutto d’un fiato e in cui la tensione non viene mai meno. Narra del vecchio Giaco e degli orrori che si celano nel degradato quartiere torinese chiamato Rosella. Improvvisamente nell’appartamente di Giaco compaiono delle crepe che si estendono anche all’esterno e che conducono a una chiesa sconsacrata in rovina in cui si cela un abisso abitato da un’entità misteriosa, forse una divinità precristiana che reclama dei sacrifici per poter continuare a vivere. Fa la sua comparsa anche una sorta di pseudobiblion ovvero la “Scienza del Necromilieu” poi ripreso anche in Un buio diverso. La storia narra così di antiche entità maligne che hanno qualcosa di lovecraftiano.

Uironda è un volume che non dovrebbe mancare assolutamente negli scaffali di chi segue l’horror italiano ma non solo.






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