La casa natale di Luigi Nono, a Venezia, si affaccia sul canale della Giudecca, di fronte al Molino Stucky. Un'iscrizione sul muro di quella casa ricorda il compositore come «maestro di suoni e silenzi». E suoni e silenzi troviamo, fin dal titolo, in "Fragmente - Stille, An Diotima", un quartetto d'archi scritto nel 1980: l'opera della svolta, come hanno detto in molti. Nono, compositore comunista che fin dagli esordi della sua carriera aveva fatto dell'impegno politico (a sinistra) la sua bandiera, comprende negli anni '70 la vacuità delle utopie ideologiche che lo avevano animato e indirizza la sua ricerca verso una nuova utopia: quella del suono. Per tutti gli anni '80, anni in cui scrive musiche di struggente bellezza, la sua cifra stilistica sarà quella dei frammenti e del silenzio: di questa poetica troviamo annuncio in questo lavoro.

Il quartetto dura circa mezz'ora, si caratterizza per la dinamica molto spesso in piano e pianissimo ma squarciata da un forte improvviso, per l'uso di pizzicati che danno espressività al suono, per passaggi ruvidi e cupi, ottenuti dalle corde basse degli strumenti, che si alternano ad altri più luminosi e rarefatti. Delle pause si è già detto: sono così cariche di pathos che di fatto assumono la stessa importanza del suono.

E poi c'è la selva di citazioni nascoste nella musica, una specie di suono inudibile che (per quanto possa sembrare strano) arricchisce il quartetto di ulteriori significati: il riferimento a Diotima, la donna amata dal poeta Hölderlin del quale Nono dissemina in partitura 52 frammenti, non da essere declamati durante l'esecuzione del pezzo ma conservati nel cuore dei musicisti come una bussola delle emozioni; e poi i riferimenti alla "scala enigmatica" di Verdi dai "Quattro pezzi sacri", la canzone "Malor me bat" del fiammingo Ockeghem, scritta intorno al 1500, e molto altro ancora.

"Fragmente-Stille" è un ascolto difficile, richiede un notevole impegno da parte dell'ascoltatore, ed è caldamente sconsigliato a chi interpreta la musica come una comoda "evasione". Prima di cercarlo, lasciate che risuonino in voi queste parole di Luigi Nono: «Non sono affatto cambiato. Anche la tenerezza, anche il privato ha il suo lato collettivo, politico. Perciò il quartetto d'archi non è espressione di una mia nuova linea, ma del mio attuale livello di sperimentazione. Voglio ottenere il massimo del messaggio di ribellione con il minimo dei mezzi».

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