L'album si apre e si chiude con due canzoni che da sole assicurerebbero il biglietto per l'eternità, "Lontano lontano" e "Vedrai vedrai", due titoli che sono più di una semplice parola ripetuta e rischiano di restare davvero tra gli episodi più belli della nostra canzone.
Il potere evocativo che la voce di Tenco possiede è un miracolo che si rinnova ad ogni ascolto, perché Luigi è innanzitutto la sua voce. Quest'affermazione potrà sembrare banale ma non è raro imbattersi in cantanti privi di scorza che pare abbiano la testa chissà dove quando interpretano i loro stessi testi. Leggenda vuole per esempio che tra i peggiori lettori dei propri versi si possano annoverare persino alcuni grandi poeti del novecento italiano (solo leggenda o c'è un fondo di verità?). Quando ci imbattiamo in una canzone di Tenco la vediamo e ci crediamo ciecamente in quello che dice. Provate ad ascoltare "Io sono uno", "Uno di questi giorni ti sposerò" o "Se sapessi come fai", troverete più verità in quei pochi minuti di canzone che nell'intera discografia di qualche sedicente artistucolo che ha costruito la sua carriera su cumuli di menzogne. Un altro bellissimo pezzo contenuto nel disco è "Un giorno dopo l'altro", una canzone che lascia poche speranze alle illusioni; ma che vista sotto ad un'altra ottica potrebbe rappresentare una provocazione volta a risvegliare coscienze da troppo tempo addormentate.
Ok, gli arrangiamenti magari sono un po' datati e risentono degli anni in cui il disco è stato inciso (1966) ma la musica di Luigi, i suoi testi e soprattutto la sua voce sono fuori dal tempo.
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