La più bella.
Sì ma che vuol dire? Tutto e niente.
Togliamo “bella”.
Togliamo, a maggior ragione, anche “più”.
Vedrai vedrai è una GRANDE canzone, sì questo possiamo dirlo senza tema di smentita.
Una melodia triste e struggente, dolce e malinconica.
Una strofa che sale e scende scandita dalla voce sublime di un giovane cantautore italico, purtroppo passato alla storia più per la sua fine che per la sua opera e ipocritamente omaggiato, a scadenze regolari, nell’anniversario del suo “suicidio” dalle reti di stato, da quella puttana borghese di mamma rai e dai suoi papponi servitori.
Un ritornello che anziché accendere la canzone la spegne, la affossa, la porta ancor più giù, impantanata nelle sabbie mobili della disperazione più nera. Nessuno ci crede quando le dice “vedrai che cambierà” la sua voce è rotta è quasi incline al pianto mentre le dice vedrai vedrai e se poco poco hai voluto crederci avrai poi visto che non solo nulla è cambiato ma che è finita male, molto male. E che neanche la sua tragica morte ha portato quel cambiamento auspicato.
Vedrai vedrai fu scritta da Luigi Tenco nel 1965 ed è dedicata a sua madre.
Io davvero, e già lo dissi, non riesco a capacitarmi di come si potesse essere così giovani e così acuti, così profondi, così saggi. Non basta essere artisti per poter vantare queste doti, bisogna avere anche una grandezza sui generis che non so bene spiegare, mi vien da dire un’intelligenza fuori dal comune ma, no, non trovo le parole adatte. È come un dono, una vista acutissima che ti permette di guardare lontano lontano e di capire come sarà la tua vita un giorno dopo l’altro.
Se non fosse morto così presto chissà cos’altro avrebbe potuto fare e se lo avesse fatto, crescendo, evolvendosi solo come ai grandi artisti riesce e lui sì che era un grande artista, allora forse sarebbe diventato il più grande e stavolta, a maggior ragione, il più lo lascio.
Ti voglio bene, Luigi, anche se mi fai sempre piangere.
Carico i commenti... con calma