Il vero poeta è il Santo. Gli altri che scrivono poesie sono apprendisti dell'immediato. Ipocritamente usiamo l'eufemismo di etichettarli "mistici" ma li inquadriamo razionalmente come persone non a contatto della realtà, per non dire scemotti.
Testine, ma quale realtà? Quella indotta dallo schiavismo del sistema che ci fa ragionare come merci? Il senso del possesso effettivamente ha fatto i suoi danni permanenti. I Santi sono a contatto con la realtà del di qua e quella del di là, vivono l'invisibile che, appunto, noi non percepiamo, sono nell'atto, nel senza pensiero. È per questo li fraintendiamo dicendo che vivono tra le nuvole.
Effettivamente poi è così, sono coscienti in maniera animica di essere vicini alla Grazia di Dio, la comunicazione che usano è più vicina all'eterno. Cosa vuoi che gliene freghi di collezionare medaglie quando sanno perfettamente che la morte è evoluzione e ci si và con un vestito senza tasche.
Le considerazioni che ci ingannano semplicizzano la nostra superficiale visione, dualità e monetarizzazione ci allontanano dall'apprezzare la "noia" del Paradiso. Mentre per noi il veicolo biologico (il corpo) viene innalzato continuamente su altari fatiscenti da ego e vanità, i Santi sanno che non sono questo corpo e rimettono i ruoli a posto riposizionando la.carcassa alla funzione di "carrozza".
Essendo anche loro incarnati esprimono i sentimenti in modo impersonale risultando molte volte disumani, cinici e intrattabili. Quelli sono i nostri "punti di svista" che giudicano quando ci scoprono quanto siamo miserabili e meschini, un bell'autogol complimenti.
Un passaggio per la santità passa anche nel sentirsi santi e crederci, poi, risolta la spocchia di casta divina, si passa ad un fancazzismo barbone à la carte de Il Matto dei tarocchi, la numero niente. Perciò prima di arrivare a capire di non atteggiarsi con digiuni, privazioni, ritiri, ritenzioni, sofferenze coscienti, benedizioni ndo' cojo cojo e colonne isolazioniste varie, uno deve passare dal fuoco dell'indignazione per lanciarsi sulla strada del senza pensiero abbandonando deserti e solitudini e collocandosi nell'occhio del ciclone del club del chaos che è l'umanità, scarrozzando arrendevolezza con l'asso pigliatutto del "porgi l'altra guancia".
Mistificare il mistico non è da tutti. Lasciamo alla "Spa religione cattolica" le diavolerie per rimescolare santità con verosimiglianze creando un tappeto di "buoni sentimenti" dove l'alto prelato di turno interviene ad esorcizzare "alla sua maniera" la pecorella di turno che ha smarrito la strada. Ed ecco impacchettato il "mea culpa" che ha fatto la fortuna della "Santa Romana Chiesa" col conto ciccione in Svizzera.
E la carne diventa radioattiva infettata dai sussurratori psichici e la resistenza al peccato infervora i parassiti astrali ad un'eterna rottura di coglioni sul piano materiale: "Tornerò pidocchioso, tornerò"... Vade Ultra! Dai che non ci si annoia con le reiterate tentazioni che il "male" ci addensa, d'altronde questa è la vita, la dobbiamo sopportare fino in fondo compagni "ubriaconi".
Film da sturbo da quanto è "divertente" e poi con quell'apocalittico finale cadenzato dal "ballo finale" di un irresistibile rock 'n roll strumentale dove sniffiamo che dall'eternità non si scappa. Andiamo avanti... ce tocca.
"Che cos'è questa Apocatastasi?" Mah...
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