I latini avevano un termine semplice, una parola scarna ed immediata che si sarebbe adattata in maniera davvero perfetta ad un album come questo: "mostrum". Perché, nel panorama musicale di oggi, questi trenta minuti scarsi di musica morbida, ipnotica, raffinata, profumata e succosa come una albicocca, setosamente ammiccante e seducente, sono davvero un prodigio, una "bestia rara", un qualcosa di davvero insolito. In un mondo dove tutti vogliono "spaccare" tutto e tutti, e spesso solo per partito preso, poter godere di questi brani sussurrati, di questa chitarra quieta e ombrosa, di queste ninne-nanne per il cuore e per l'anima, non può essere altro che un balsamo per lo spirito, un cono d'ombra salvifico per il nostro cuore riarso dal solleone desertificante della fretta e dello stress. È un album strano, questo, un album da sorseggiare con calma prima di poter essere apprezzato fino in fondo. Ma ascolto dopo ascolto è come ritrovarsi una sera d'autunno di fronte a un caminetto: ti illumina e ti riscalda dentro.
Fratello del più celebre Christy Moore, il cantautore irlandese Barry Moore è partito da ottimi presupposti per costruirsi il suo moniker. Il nome, Luka, l'ha strappato all'omonima canzone di Suzanne Vega. Il cognome, Bloom, nientemeno che al protagonista dell'"Ulisse" di James Joyce. E per l'occasione, in questo "Before Sleep Comes", ha strappato anche questi brani dal silenzio cui lui, ottimo chitarrista, era stato costretto da una sfortunata tendinite alla mano sinistra. Ripiegando su una chitarra spagnola accarrezzata come un'amante, questo album regala brani originali di Luka, alcuni classici "standars", ed episodi puramente strumentali affidati alla sola voce delle chitarra. Ma in questo disco anche i brani vocali, più che cantati, sono davvero solamente "sospirati" con un filo di voce, con un afflato che ha in sé qualcosa di trascendente, di mistico. Sì, perché questa è musica notturna, musica da ascoltare nell'ipnosi dolce che precede l'abbandono nel sonno, nel momento magico in cui tutti i muscoli si sciolgono e i pensieri affondano nella palude sognante dell'inconscio.
Ed è in queste atmosfere straordinariamente liriche e meditative che si muovono i momenti migliori del disco. Come la meravigliosa "Camomile", uno dei brani più teneri e delicati mai scritti, con quel suo testo poeticamente perduto fra l'immagine di Marte che rosseggia fuori dalla tua finestra e la morbidezza del ricordo di due labbra che senti ancora cercare le tue. O l'altrettanto stupefacente rilettura di "The Water Is Wide", che diviene di una fragilità disarmante, quasi fanciullesca, adolescenziale. O la conclusiva "She Sings Her Songs With Open Eyes" che arpeggia sussurrando fino a perdersi nel silenzio di una notte dove sognerai languidamente sempre la stessa donna.
Un disco essenziale. Essenziale come il sonno dopo una giornata troppo dura. Buon ascolto, dunque. E buon relax a tutti.
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