Uscito solo in queste settimane e senza tanto battage pubblicitario, l'ultimo film di Lukas Dhont dal titolo "Close" (ben accolto allo scorso festival di Cannes) ha il dono di colpire la sensibilità dello spettatore e di entrare sottopelle per non mollare chi ama il cinema ed ha un animo sensibile. Almeno questo mi è capitato uscendo dalla sala cinematografica, con la convinzione di avere assistito ad un film che affronta temi universali con una delicatezza ed intensità veramente rare.

Per sommi capi, la trama è imperniata sulle vicende che accomunano due tredicenni di nome Leo e Remi`. Il loro rapporto è improntato ad un'amicizia profonda, che li porta a condividere interessi vari nel tempo libero, senza obiezioni da parte dei rispettivi genitori. È un'amicizia pura e disinteressata proprio come deve essere a quell'età (e di cui noi maschietti possiamo aver fatto esperienza allora, riconoscendone il grande valore intrinseco).

Ma qualcosa cambia fra i due proprio quando iniziano a frequentare la scuola superiore. Il contesto cambia e basta un commento maligno e immotivato da parte di alcune coetanee e compagne di classe (del tipo "ma la vostra è solo un'amicizia o è invece qualcosa di più? ") per innescare una dinamica distruttiva nel rapporto fra i due. Tanto che Leo, pur smontando le stolte insinuazioni, incomincia ad adeguarsi al nuovo contesto generale in modo tale che Remi`( dotato di una spiccata sensibilità artistica) si risentirà per il raffreddamento dei rapporti. E la situazione prenderà una piega sgradevole e inaspettata...

Non intendo procedere oltre nel richiamare i fatti successivi, anche perché si è in presenza di un film troppo bello per essere raccontato. Ne consiglio caldamente la visione per alcuni importanti motivi. E non è solo per la recitazione spontanea e profonda dei due ragazzini al centro della vicenda (Eden Dambrine e Gustave De Waele, si prenda nota di questi nominativi), è soprattutto per il tocco registico di Dhont che approccia temi di non poco conto. Per quanto la difficoltà di crescere, passando dalla spensieratezza prepuberale alla fase transitoria dell'adolescenza proiettata verso la maturità, sia tematica tanto cara al cinema dai tempi di James Dean in poi (includendo un regista di gran rilievo come Truffaut), in "Close" il regista riesce a farci comprendere appieno i travagli dei giovani protagonisti. Si assiste, quindi, alla perdita di un'amicizia coincidente con la perdita dell'innocenza ed è proprio intelligibile come maturare comporti, per ciascuno di noi, la perdita di qualcuno e qualcosa. Come a dire che nel risvolto della vita c'è sempre un memento mori, un'inseparabile ombra che ci accompagna fino alla fine, lasciandoci un po ' di amaro in bocca.

Non si tratta, pertanto, a mio parere, di un film sui risvolti omosessuali che ci possono essere sotto traccia in un rapporto amicale. Semmai è un opera che induce a non dimenticare che negli anni più vulnerabili della giovinezza si possono conoscere i veri amici. E purtroppo, in seguito, sarà la vita con le sue immancabili buone ragioni ad allontanarci l'uno dall'altro e a farci provare un pizzico di nostalgia verso la nostra dorata giovinezza.

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