Vi presento i Lux Occulta, una delle band più strane e maledettamente geniali che mi siano mai capitate tra le mani (mai quanto i Samael comunque). Gradirei iniziare dicendo che non ho la più pallida idea di quale genere questi ragazzetti facciano attualmente: dediti inizialmente ad un Metal dalle tinte spiccatamente sinfonico/melodiche, un campo già battuto abbastanza da svariati gruppi ma comunque ben personalizzato secondo il loro stampo, si sono evoluti gradualmente fino a diventare qualcosa di letteralmente inclassificabile; l'album a cui mi sto riferendo ora è "The Mother And The Enemy", loro ultima (e ottima) fatica, perciò siamo all'apice della loro carriera sempre in costante cambiamento. Dunque... Ciò che mi verrebbe spontaneo da dire è: ma questo gruppetto da dove diavolo le prende le idee? Dall'iperuranio?! Oppure sono talmente fuori di senno tutti e cinque da fare qualcosa di così rischioso e provocante che alla fine risulta assolutamente apprezzabile e innovativo? Non saprei come spiegarlo.
Sembrerebbe tutto così normale ad un primo ascolto: un'intro di neanche un minuto, "Breathe In" (inspiriamo a fondo prima di sorbirci questo viaggio di pura follia), e un brano che attira subito l'attenzione per la sua complessità tecnica; elettronica convulsa mista ad un'accozzaglia di riffs violenti e invadenti affiancati da un growl indemoniato proprio niente male. Ed ecco che con l'incedere della canzone sorgono i primi spunti di follia, come la totale invasione di suoni industrial qui, contorni ambient là, tastiere quasi indefinibili e vibranti che danno una spolverata al tutto... Questa canzone, "Mother Pandora", è la prova per eccellenza di quanto la pazzia possa tramutarsi in genio incomprensibile ma decisamente affascinante. Non vi è alcuna logica a sostenere la graffiante composizione che nonostante possa sembrare dispersiva resta sempre compatta e granitica. Dopo questo episodio che probabilmente può lasciare di stucco molti, sfila per le nostre orecchie (e per i nostri occhi, perché la musica oltre che ascoltata va anche vista con gli occhi della mente) un altro picco sorprendente dell'album, chiamato "Architecture"; il titolo fa da sé, rispecchia perfettamente il proprio contenuto, caratterizzato da implosioni di suoni a volte aggressivi e altre volte eterei e delicati... Procedendo con l'ascolto possiamo notare addirittura... Jazz?! Chi ha avuto l'insana idea di mettere pure del jazz in un album dove non vi è nemmeno l'ombra di un pizzico di ragione? Però ho detto "insana", ma questo non significa che sia "brutta" o comunque negativa, lungi dall'esserlo seriamente. E' semplicemente Geniale. Oltre agli assoli di chitarra saltellanti e improvvisati (addirittura allegri), giunge alle nostre orecchie un fenomenale stacco centrale con sassofono accompagnato da xilofono, interrotti poi dal sopraggiungere della voce lacerante e dalle chitarre cavalcate da tappeti di tastiera folle (perdonate l'eccessiva ripetizione del termine, ma è l'unico aggettivo che descrive appieno la complessità della band e dell'album). Il brano seguente, "Most Arrogant Life Form", è il più heavy ma il meno interessante, poiché troppo ripetitivo e poco originale rispetto ai colpi di scena allucinanti presenti in tutte le tracce. Purtroppo qui i Lux hanno preferito evidenziare il loro lato più "cattivo" senza però applicare l'originalità di cui trasbordano e che sprizzano da tutti i pori. Niente di allarmante comunque, un momento sfuggevole di tre minuti che si interrompe per lasciare posto a "Yet Another Armageddon". Una voce femminile? E le chitarre dove sono? Ma questo che si sta ascoltando è un brano trip-hop di ottima, sublime fattura! Sembra di ascoltare una band totalmente diversa, con un sound radicalmente opposto a quello ascoltato finora; sono tre minuti e mezzo di sconsolata tristezza dal ritmo pulsante e elettronico, dalla struttura delicata e accattivante, e il testo non è da meno (This is the first day of our last days... No one cares anymore...). Tanto bella quanto strana, imperdibile.
Ma la tranquillità viene però spezzata da un'altra song che ha poco di umano: "Gambit" sembra che voglia spezzare limiti già prepotentemente e abbondantemente distrutti dai Lux, limiti oramai per loro inesistenti. Oserei definire pericoloso questo connubio di perversione concentrato in sei minuti: un infuso di suoni cupi e torbidi per i primi 40 secondi e poi... Il DELIRIO. Quello che ci aspetta è il ripetersi ossessivo e allucinato di riffoni che rasentano il thrash, pesanti per tutta la durata di questo meraviglioso pandemonio e alternati con maestria ad un morsa di suoni deliranti con tanto di voci distorte, raccapriccianti, amorfe, rese disumane dalla contaminazione elettronica, per un risultato a dir poco stupefacente. E un'altra volta veniamo interrotti dal secondo brano trip-hop "Midnight Crisis", più lungo del primo e maggiormente evocativo e coinvolgente; l'ottima voce femminile intona una melodia atrocemente triste e desolata che ci ritrae il paesaggio notturno di una malata e desolata metropoli avvolta da una fitta nebbia e agonizzante di solitudine, dove l'unica cosa che spicca da questo quadro grigio e malsano è la (bravissima) cantante, veramente molto espressiva.
Un'altra brusca interruzione sopraggiunge con "Pied Piper", forse la canzone più spietata (e anche lunga quasi 10 minuti) con tanto di stacco centrale in stile Spoken Words: silenzio, poi un uomo incomincia a parlare, dapprima sussurrando, poi mano mano la voce diventa sempre più perversa e maligna intonando una cantilena provocante che suscita inquietudine nell'ascoltatore; e questi rimane a dir poco ammaliato dagli ultimi 3-4 minuti che seguono, caratterizzati da suoni vaporosi, ipnotici, cadenzati, dove ogni tanto la voce di prima fa capolino con il suo tono ammiccante e allo stesso tempo malato e schifosamente strascicato. Pazzia allo stato puro.
Le ultime due tracks non saranno le migliori, ma si fanno ascoltare con molto piacere soprattutto per la continua e incessante sperimentazione che i Lux sfruttano a loro favore per sorprendere ad ogni minuto della loro musica; "Missa Solemnis" è ottimamente strutturata, consistente e a tratti "jazzata", mentre l'ultima "Breathe Out" è il terzo brano trip-hop -espiriamo; 50 minuti di follia concentrata in un solo respiro.
Ero indeciso se dare 4 o 5 stelle a questo gioiello così anomalo. Certo, ci sono dei capolavori da 5 stelle che tutti ricorderanno nella storia della musica e "The Mother And The Enemy" non è sicuramente tra questi, visto che sì e no un metallaro su mille ha almeno sentito nominare il gruppo; ma sebbene l'album possa rivelarsi controverso e troppo sperimentale sotto alcuni punti di vista, io -opinione individuale e personale- l'ho apprezzato molto e ci terrei a premiare il coraggio e il sorprendente genio compositivo che i Lux Occulta hanno dimostrato di avere. Bravi.
"And you will never learn...
And you'll never learn.
And you will never learn
And you'll never learn
Who is pied piper..."
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