"This album was done for the love of music and for the love of those who are in Rock'n Roll Heaven".

Così recita l'appassionata dedica riportata all'interno del booklet di "1991", disco che segna il ritorno sulla scena dei Lynyrd Skynyrd, con riferimento naturalmente a Ronnie Van Zant, Steve Gaines e Cassie Gaines, i tre membri scomparsi quattordici anni prima nella tragedia aerea di Gillsburg e ad Allen Collins, stroncato da una polmonite nel 1990.

La reunion della formazione in realtà risale al 1987 e inizialmente l'intenzione dei "nuovi" Skynyrd era quella di tornare in tour per una serie di concerti-tributo suonando esclusivamente brani di repertorio: solo in un secondo tempo si decise di tornare in studio per incidere un disco di inediti. Il proibitivo ruolo di successore del mai troppo compianto Ronnie Van Zant, come cantante e principale songwriter, viene ricoperto dal fratello del front man Johnny con risultati più che discreti, pur tenendo presente l'impossibilità per quest'ultimo di reggere il confronto con il predecessore. Il resto della band è composto quasi interamente da componenti storici del gruppo: ritroviamo con piacere Gary Rossington e Ed King alle chitarre, Leon Wilkeson al basso, Billy Powell alle tastiere e Artimus Pyle alla batteria.

La ricetta musicale dei Lynyrd Skynyrd resta pressochè invariata: viene confermata la scelta che tanto successo aveva portato in passato di ricorrere a tre chitarre, con il nuovo arrivato Randall Hall ad affiancare i due sopra citati e non smettono di rivestire un ruolo di primaria importanza le tastiere e i cori femminili, capaci in diverse occasioni di addolcire le atmosfere dei brani. Il sound rimane quindi saldamente ancorato alla tradizione del Southern Rock, nel segno della continuità con tutto ciò che era stato portato avanti dalla band fino al 1977. Nascono così episodi particolarmente riusciti come "Smokestack Lightning", energica e coinvolgente, così come "Southern Women" e "It's a Killer". Non mancano naturalmente le ballate, come nella migliore tradizione Skynyrd: "Pure & Simple" e "Mama (afraid to say goodbye)" riescono nel loro intento di emozionare l'ascoltatore, anche se certamente non ai livelli praticamente irripetibili di una "Freebird" o di una "Tuesday's gone".

Il disco in definitiva è buono, un'iniziativa particolarmente ammirevole da parte di grandi musicisti vogliosi di rimettersi in discussione con un nuovo e ambizioso progetto. Certo, manca la magia dei primi lavori dei Lynyrd Skynyrd, ma non la genuinità e la grande voglia di fare musica, sempre nel ricordo degli amici passati prima del tempo a deliziare le platee del paradiso del rock.

Carico i commenti...  con calma