I Lynyrd Skynyrd, gli ultimi ribelli del rock. Mai definizione fu più azzeccata per lo storico ensemble di Jacksonville, Florida. Un gruppo che ha attraversato, oltre a sei decenni di storia, una sequela infinita di rogne come loro non lo trovi facilmente nella storia del Rock ma, contro qualsiasi pronostico, è ancora qui. E' infatti di questi giorni la notizia tanto della pubblicazione dell'autocelebrativo "One More For The Fans", album-concerto che tributa, con una pletora di ospiti, tutto ciò che è stato e forse sarà, quanto dell'infarto che ha colpito il buon Gary Rossington, per la serie "le sfighe non finiscono mai". Le formazioni cambiano, alcuni se vanno, purtroppo per sempre, qualcuno ogni tanto ritorna: è così, ormai da anni quella dei Lynyrd Skynyrd va vista più come una grande famiglia, tenuta in piedi a volte anche da veri e propri rapporti di parentela, che come una "semplice" band che suona rock'n'roll.

Della tragedia del '77 se ne è parlato un'infinità di volte, tanto quanto del fatto che una figura carismatica come quella di Ronnie Van Zant difficilmente è sostituibile senza rischiare di apparire ridicoli. Gli Skynyrd stessi erano i primi a rendersene conto ma, nonostante i mille dubbi, alla fine però prevalse il senso di rivalsa e la tanto attesa reunion si concretizzò a fine anni Ottanta, riportando sul palco qualche vecchio amico e qualche faccia nuova. Da quel momento il circo Skynyrd non si è fermato più, anche di fronte ai momenti più tragici, quasi come se, ormai, dopo tutto quello che è successo, anche solo pensare alla parola "fine" fosse un peccato mortale.

Dei molti album pubblicati dagli anni Novanta in poi questo "The Last Rebel" è solitamente considerato uno dei migliori. Uscito nel '93, segue di due anni quel "Lynyrd Skynyrd 1991" che aveva dato ufficialmente, almeno dal punto di vista discografico, nuovamente il via alla carriera dei Nostri, e presenta un gruppo in grande spolvero, compatto e assolutamente ispirato. Per onor di cronaca va riportato che Artimus Pyle, storico batterista dei sudisti, diede forfait qualche tempo prima delle registrazioni, venendo sostituito in pianta stabile da Kurt Custer, già dietro le percussioni di una precedente incarnazione della band.

Da un punto di vista strettamente musicale, le coordinate su cui si muovono gli americani sono quelle di sempre, ovvero un rock caldo e coinvolgente caratterizzato dal mitico "triplo attacco di chitarre", dal piano di Billy Powell e dalla voce di Johnny Van Zant.

"Good Loving's Hard to Find", posta in apertura, riporta alla memoria alcuni dei migliori passaggi di "Street Survivors", forse l'ultimo vero capolavoro del gruppo: veloce e trascinante, sembra scritta apposta per far capire che i Nostri non sono tornati in pista per pura nostalgia ma che hanno ancora tanto da dire. "One Thing", con il suo incedere ritmato, e "Can't Take That Away", impreziosita da una sentita interpretazione di Van Zant e dal coro di Dale Krantz, confermano lo stato di grazia del gruppo.
Dalle parti di Jacksonville devono essere cresciuti a pane e rock sudato e verace e si sente: "Best Things in Life", che vanta anche la firma di Tom Keifer dei Cinderella, è uno degli apici dell'album, anche grazie a dei chitarristi davvero in grande spolvero. Qui gli Skynyrd, oggettivamente, potevano ancora contare su alcuni dei loro musicisti migliori e più rappresentativi: Billy Powell era dietro le tastiere, Leon Wilkeson imbracciava il basso ed Ed King la sua chitarra. Tutti musicisti di assoluto spessore, nel gruppo praticamente da sempre e che riuscivano davvero ad impreziosire ogni singolo passaggio con grazia e stile, autori di un rock genuino e sentito, lontano da certe forzature che hanno invece caratterizzato le ultime incarnazioni della formazione americana. "The Last Rebel", brano che dà il titolo all'intero lavoro, con il suo incedere cupo e maestoso, incarna alla perfezione questo corso del gruppo: le parole fanno riferimento alla Guerra di Secessione ma sembrano raccontare la disgraziata ma orgogliosa vicenda degli Skynyrd stessi, dei reietti che, nonostante tutto, sono ancora qui alla faccia del destino avverso.
"Kiss Your Freedom Goodbye" è un altro grande pezzo: la retorica nostalgica di Van Zant, eterno cantore di quell'America rurale e conservatrice sempre chiusa in sè stessa e che vede con sospetto qualsiasi cambiamento, può risultare fastidiosa ai più, ma del resto questi gruppi sono sempre stati voce di un contesto sociale e politico ben preciso, quindi certe prese di posizione non dovrebbe stupire più di tanto.
"Love Don't Always Come Easy" è l'immancabile ballata, dimostrazione che per fare rock non si debba per forza avere gli amplificatori al massimo. "Born to Run" invece è il gran finale, uno dei pezzi migliori degli Skynyrd di sempre anche grazie alla lunga parte strumentale che ricorda, se mai ce ne fosse stato bisogno, che razza di musicista fosse Billy Powell ed il peso che avesse nell'economia del gruppo: un piano mai invadente ma sempre presente, con il suo suono elegante e raffinato. Negli attuali Lynyrd Skynyrd la sua mancanza, purtroppo, si sente forse più di altre.

"The Last Rebel", in definitiva, è un ottimo album, uno dei migliori composti dall'attuale corso degli americani anche perché, come già detto prima, qui si poteva ancora contare sulla presenza di molti dei membri storici, cosa non da poco. Una cosa è la tecnica, un'altra la classe: è chiaro ormai che gli Skynyrd andranno avanti fino alla fine dei tempi ma certi musicisti sono praticamente insostituibili, anche quando gli ultimi arrivati sono tra i migliori turnisti in circolazione.

Il disco contiene davvero diverso materiale di spessore, peccato che gli stessi Skynyrd non abbiano mai fatto troppo per farlo conoscere al grande pubblico, tendenza, questa, che ha caratterizzato buona parte della loro carriera post-reunion: dal vivo vengono sempre e solo riproposti i grandi classici, quelli degli anni Settanta, e tutto ciò di buono che è stato fatto in tempi più recenti raramente resta in scaletta per più di un tour promozionale. Sarebbe forse il caso di svecchiare il repertorio, anche per far capire che, anche se gli Skynyrd storici sono finiti con un tragico incidente aereo, c'è stata vita anche dopo quel disgraziato evento.

Album assolutamente consigliato, quindi, che può contare su musicisti in ottima forma e belle canzoni, che non ha nulla da invidiare ai classici di un tempo e che può orgogliosamente portare il nome Lynyrd Skynyrd ben in vista in copertina. Non male, direi.

"The Last Rebel":

  1. Good Lovin's Hard to Find
  2. One Thing
  3. Can't Take That Away
  4. Best Things in Life
  5. The Last Rebel
  6. Outta Hell in My Dodge
  7. Kiss Your Freedom Goodbye
  8. South of Heaven
  9. Love Don't Always Come Easy
  10. Born to Run

Lynyrd Skynyrd:

  • Johnny Van Zant, voce
  • Gary Rossington, chitarra
  • Ed King, chitarra
  • Randall Hall, chitarra
  • Leon Wilkeson, basso
  • Billy Powell, piano e tastiere
  • Kurt Custer, batteria
  • Dale Krantz Rossington, cori
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