....io vedo le anime... esse camminano intorno a noi come qualsiasi persona...
Il sesto senso, il dono della sensibilità, la paura di confidare agli altri la capacità innata di poter osare di più, rendendosi conto che solo pochi possono percepire, la rara capacità di vedere queste anime intrappolate nel "passaggio eterno", o perché ossessionate dalle loro angosce, o perché hanno ancora qualcosa in sospeso da dover "sistemare" prima della pace eterna. La morte, un mondo che viaggia nel nostro parallelo di quotidianità, che si vuole negare per l'incapacità di penetrarlo in modo costruttivo, che possa essere infantile o adulto, è una contemplazione della vita. Un film molto profondo e pieno d'amore, non lo collocherei mai tra i generi thriller, ma piuttosto tra la parapsicologia correlata a sospensioni di paura dell'inconscio.
Candidato a sei premi Oscar, tra cui miglior Film e montaggio (2000). Regia e scenografia, sono entrambe di un talento innato, M. Night Shyamalan (con 2 candidature al premio Oscar) grande stimatore di un altro genio e maestro del brivido, Hitchcock, dei minimi particolari, e seguendone le orme, ha voluto dare una visione completa di un tema molto delicato, offrendo nelle immagini del film tanti indizi molto significativi, che alla prima visione possono sicuramente sfuggire ma che alla seconda diventano essenziali (questo è stato l'intento del regista) per esempio il visibile fiato gelido ogni volta che arrivano le anime tormentate, oppure le decine e decine di oggetti "rossi" la manopola della porta della cantina, i golf, la porta della chiesa, i palloncini alla festa, la coperta della sua tenda "nascondiglio", gli orecchini della moglie al ristorante, il rosso, ovvero l'anima dei morti, o l'alone della mano sudata.
Ma la bravura principale è quella di far credere fino alla fine, che lui sia scampato alla morte, la sua persona è presente, al ristorante, in sala quando c'è la madre e Cole (sembra un colloquio a tre invece...), in chiesa, sul pulman, etc e invece, fateci caso, lui e "i vivi" non si toccano mai materialmente, si sfiorano sempre e basta, ma solo alla fine, incredulo scopre il contrario, quando in sala alla moglie cade per terra la fede nuziale del marito, solo li comprende di essere anche lui un'anima intrappolata, doveva asseverare se stesso per colpe non spettanti, prima del viaggio finale.
Il cast: un Bruce Willis mai visto, il suo eterno sorriso ambiguo, che questa volta si cala alla perfezione in una parte impeccabile, immedesimandosi con piena serietà nel personaggio a lui affidato. Haley Joel Osmet (candidato premio Oscar attore non protagonista) sublime, fulcro del film. Toni Colette (candidata premio Oscar attrice non protagonista) meravigliosa interpretazione. Splendida fotografia che da quel tocco di angoscia, affidata a Tak Fujimoto, soundtrack di James Newton Howard, sono da urlo.
La trama: Crowe grande psicologo infantile e felicemente sposato, al rientro di una importante festa in suo onore, trova un ex paziente che lo condanna a morte per non essere stato il salvatore dei suoi disturbi psichici, le scene in spostano a tempo avvenire, Crowe si tormenta per aver fallito in quello in cui credeva profondamente, ma ha un nuovo compito importantissimo e cioè salvare Cole, un nuovo paziente, dalle sue angosce terrene, visioni di morti "apparentemente cattivi" che vogliono essere ascoltati a tutti i costi procurandogli "apparenti" graffi corporali, e tutto questo dovendolo nascondere alla madre e soprattutto agli altri Con il tempo, attraverso l'aiuto di Crowe, Cole avrà il coraggio di confidare tutto alla madre, sempre in apprensione per lesioni e le stranezze ben visive del figlio, e lei stessa gli crederà senza paura, dopo aver assemblato tanti pezzi di un grande puzzle, per esempio quando si accorge che in tutte le fotografie del figlio fatte con il padre, l'immagine di suo marito è una semplice stella bianchissima. Crowe e Cole saranno reciproci salvatori di se stessi, Crowe sarà un'anima eternamente serena e pronta al grande passaggio, e Cole conviverà eternamente con un dono prezioso, "una missione di aiuto".
Un film di continui disvelamenti, la ricerca di un'altra chance di salvezza, per la persona terrena e l'ultraterrena. Tutti viviamo con i nostri fantasmi e le nostre paure che tendiamo sempre ad ignorarle invece che affrontarle, ma vivere può anche significare imparare a coesistere senza traumatizzarsi.
Vige come sempre la scelta personale tra lo scetticismo, "non voglio sentire e non voglio parlarne" o invece.... "sì ci credo, è qualcosa di infinito".
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